Al “don Vecchi” ci sono anche delle soluzioni architettoniche felici, ma altre lasciano proprio a desiderare. Sono intervenuto più volte, durante questi ultimi anni, per rimediare o talvolta per mascherare qualche sgorbio che non riuscivo proprio a tollerare. Il mio senso estetico non mi permette proprio di sopportare per lungo tempo qualcosa che risulta sgradevole al mio sguardo.
La custodia delle biciclette, che poi non ha mai preteso di essere un’opera d’arte, era uno di quegli angoli sull’ingresso che mi faceva “soffrire” da un punto di vista estetico. Finalmente, con la consulenza e l’aiuto di qualche amico, sono riuscito a mascherare il lato principale con dei gelsomini rampicanti, il retro con una barriera di oleandri.
La vicinanza degli alberi del parco e il selciato, su cui spesso si trovano i frammenti di pane che escono dalla cucina, ne fanno un luogo ideale per gli uccellini. Questo pomeriggio, di ritorno dalla messa celebrata in cimitero, sono stato attratto da un concertino eseguito da un gruppetto di uccelli. Ho avuto un tuffo al cuore perché suonavano un pezzo allegro di musica da primavera! Un cinguettio vivace, suonato su tutte le corde del pentagramma, diretto da un maestro certamente brioso, m’ha fatto capire che è ormai aperta la loro stagione musicale.
Mi sono ricordato immediatamente le osservazioni di Gesù: «Guardate gli uccelli dell’aria, non seminano, non hanno granai, ma cantano felici alla vita». Se al mondo non potessi contemplare altro di bello, se non la danza classica degli uccelli in cielo e le loro corali fresche e melodiose esse sarebbero più che sufficienti per lodare e ringraziare il Signore per la vita.