Don Marcello prete della mia infanzia

Nella mia parrocchia dell’infanzia c’era un vecchio prete, don Marcello, che è rimasto cappellano per tutta la vita.

Quando io lo conobbi era già anziano; la gente gli voleva bene perché adempiva con regolarità a tutti i compiti che un tempo si ritenevano propri di un prete: dir messa, far catechismo, accompagnare i morti al camposanto, ma c’era l’opinione diffusa che non avesse grandi capacità per cui non lo proponevano a parroco. Viveva con due donne anziane che in paese erano soprannominate “le signorine della posta” perché gestivano da una eternità l’ufficio postale. Visse una vita tranquilla ed è sepolto nella parte vecchia del nostro cimitero.

Credo che solamente gli ultra ottantenni lo ricordino ancora.

Di questo vecchio prete ricordo due tipi di prediche che erano il suo cavallo di battaglia e su cui ritornava quasi ogni domenica: “ gli dei falsi e bugiardi” e “la pecorella smarrita”.

Ho pensato a don Marcello come anticipatore dei nuovi tempi, leggendo quest’ultima pagina del Vangelo durante la messa che ho celebrato in cimitero.

Chi ci pensa oggi alla pecorella smarrita, quando l’ovile è pieno di buchi per cui i fedeli se ne vanno comodamente, quando una che decide di entrare, come il vice direttore del Corriere, si è quasi imbarazzati nel riceverlo, quando i pastori passano l’intera giornata a coccolare le quattro pecore vecchiotte che non saprebbero scappare anche se lo volessero.

Caro don Marcello! Stai diventando, almeno per me, che ti credevo sorpassato, un punto di riferimento nell’impegno pastorale.

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