La carità è la via maestra per ogni tentativo di rievangelizzazione

A questo mondo non si finisce mai di fare nuove esperienze e di scoprire i lati in penombra della vita.

Qualche domenica fa andai, come al solito, in cimitero, per riordinare la vecchia chiesa. Mentre ripulivo le ceriere entrò un gruppetto di persone per una preghiera. Uscendo, la signora relativamente giovane mi domandò: «E’ lei, don Armando?» Avuto il mio sì, soggiunse, inaspettatamente per me: «Permetta che le baci la mano, perché desidero toccare la mano di un prete che si impegna per la carità!»

Rimasi evidentemente imbarazzato e senza parole, perché a persone come Madre Teresa di Calcutta, al camilliano fratel Ettore da Milano o a Madre Elvira dei drogati penso che sia giusto baciare la mano, non certamente ad un povero diavolo come me, che mi arrabatto per far qualcosa per gli altri, com’è doveroso per ogni cristiano e soprattutto per ogni prete.

Incuriosito dal gesto e soprattutto dalle parole, volli saperne un po’ di più e chiesi come mai mi conoscesse. Venne fuori una delle solite storie. Una sua anziana cugina era rimasta sola in una bicocca di un paesino del Friuli ormai completamente spopolato. Qualcuno venne a sapere del “don Vecchi” di Marghera, s’è fatta la domanda, fu accolta. Ma di tutto questo procedimento io non sapevo proprio nulla e quindi i miei meriti sono del tutto marginali.

Il gesto però mi confermò ancora la mia convinzione che la gente del nostro tempo riconosce i cristiani dalla carità che tentano di praticare. Il biglietto da visita e le credenziali del messaggio cristiano rimangono: la solidarietà – di fronte ad essa non ci sono staccionate, paracarri o rifiuti – e la carità, che apre ogni porta ed è questa la via maestra per ogni tentativo di rievangelizzazione.

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