La mia “sindrome”

Io credo di avere la sindrome di un’anziana pittrice della nostra città. La signora Rita Trotter Cumani era un’artista di notevoli qualità, le sue tele superavano sempre la soglia dell’armonia e della poesia, soprattutto per il dosaggio attento ed appropriato del colore.

La caratteristica che la contraddistingueva era l’uso del rosso in tutte le sue tonalità. Nella vastissima collezione di quadri presenti nella galleria del “don Vecchi” abbiamo una decina di opere di questa pittrice che un giorno, di fronte alla mia osservazione sul tanto uso, quasi ossessivo del colore, mi confidava in maniera un po’ sorniona che se anche avesse intinto il pennello nel verde o nel blu della tavolozza esso avrebbe finito per dipingere la tela di rosso.

Io, per certi versi, le assomiglio: posso riflettere e parlare di un qualsiasi argomento d’ordine religioso, ma alla fine vado a parare sulla verità che la fede, da qualsiasi angolatura l’affronti, mi porta a concludere che Dio ha come unico obiettivo quello di aiutare l’uomo ad avere sempre una più alta qualità della vita.

Per Natale ho avvertito l’irrefrenabile bisogno di affermare che il mistero del “Verbo” incarnato non fa altro che condurci a comprendere che Dio lo possiamo trovare, amare e servire solamente nell’incontro estasiato con la magnificenza impressa da Dio nel volto, nel cuore, nel pensiero e nei drammi della persona umana.

Durante il sermone, forse tra la sorpresa e lo stupore della folla che gremiva la mia chiesa tra i cipressi, affermai: «In voi scopro con meraviglia ed incanto il volto del Salvatore. Voi siete il mio Gesù!»

Se c’è una cosa che mi dà ebbrezza è quella di scoprire nell’uomo, seppur povero e fragile, il tocco di Dio, il segno della sua sapienza e del suo amore. Vi confesso poi che sono molto felice di essere condizionato da questa sindrome che è certamente in controtendenza col modo di pensare la religione oggi.

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