Mi sento ormai “tutto rappezzato”; sto con fatica in piedi soltanto in forza di molti sostegni farmaceutici che riescono a stento a mantenere certi equilibri che mi permettono di vivere.
L’aspetto è ancora rassicurante, tanto che qualcuno, forse credendo di farmi un complimento, mi dice che sono una “roccia”, mentre in realtà solo io e pochi altri sanno su quali equilibri instabili mi reggo ancora.
Abbastanza di frequente devo ricorrere all'”officina” o per una visita o per tamponare una falla. Mi capita sempre più spesso di andare a Villa Salus, perché la struttura mi pare più snella ed efficiente della nostra “torre”, bella fin che si vuole all’esterno, però legnosa e problematica nella sostanza.
A Villa Salus c’è profumo di efficienza e di cordialità, per cui mi pare di sentirmi di casa. C’è poi in questo ospedale della nostra città “L’angelo della casa” che dà un senso di famiglia e di sicurezza che aggiunge una qualifica in più a questa struttura ospedaliera.
Mi riferisco alla superiora: un esserino minuto, sempre sorridente ed imperturbabile che, come una vecchia nonna, accomoda, ricuce, rasserena e profuma di casa questa struttura in cui sono impegnati ben quattrocento operatori sanitari. Di fronte alla “superiora” sia gli infermieri che i primari sembrano come degli scolaretti rispettosi, felici di assecondarla nel suo sogno di creare non solo un ospedale a misura d’uomo, ma una comunità di fratelli che si aiutano reciprocamente per affrontare con serenità e coraggio l’avventura e le sventure del vivere.
A Villa Salus pazienti ed infermieri al mattino chiedono assieme, senza complessi, a Dio, Padre di tutti, conforto e speranza, con la preghiera comune. Forse per questo in questa struttura ospedaliera si avverte una serenità che invece è ben difficile trovare altrove.