Quando la Chiesa s’è decisa a non usare più il latino nella liturgia, ha fatto un gran passo in avanti. Era tempo che la gente comune, e non solamente la piccolissima frazione di persone che aveva studiato il latino, potesse comprendere le parole della preghiera della comunità e il messaggio dei testi sacri. Però, ogni giorno di più, mi convinco che quello doveva e deve essere solamente il primo passo perché i fedeli possano comprendere il messaggio cristiano.
L’annuncio evangelico è nato e cresciuto nella sua elaborazione in culture estremamente diverse da quella corrente e perciò parole, e soprattutto concetti, se non sono decodificati e tradotti nella nostra “lingua parlata”, rimangono tuttora discorsi astrusi e, per la sensibilità del nostro tempo, geroglifici incomprensibili per il popolo; semmai possono avere un qualche riscontro solamente entro la casta specifica dei pochi indiziati, ma temo che anche per questi essi rimangano, anche se compresi letteralmente, verità fredde e per nulla incidenti sull’opinione pubblica e sulla sensibilità delle persone del nostro tempo.
Il “mistero” dell’incarnazione rappresenta certamente la volontà di Dio di toccare la mente e il cuore delle creature di ogni tempo specifico per aiutarle a vivere nel modo migliore.
In occasione della dolce e calda festa dell’Immacolata mi sono posto, più di sempre, questa domanda: “Ma che cosa può dire ed interessare ai miei fedeli il fatto che io dica loro che la Madonna fu concepita senza peccato originale?” “Nulla, assolutamente nulla!” Ho tentato quindi di affermare che questa festa ci presenta una donna, Maria, che non è la risultante e l’epilogo di tutte le manomissioni e le debolezze avvenute nella catena delle generazioni passate, ma una splendida creatura, un capolavoro originale in tutto il suo splendore, che il Signore ha voluto presentarci così com’è uscita dalla Sua sapienza e dal Suo amore, senza manomissioni, ritocchi, sfregi e restauri come avviene per ognuno di noi.
Quindi m’è parso di dover suggerire che l’unica cosa da farsi è prendere coscienza ed ammirare la bellezza della Madonna, bella per l’armonia del suo corpo e bella ancora per l’armonia e lo splendore della sua anima.
Avere una Madre così bella, e sapere che noi ne condividiamo la natura, anche – come affermava monsignor Vecchi – se ora siamo ridotti, per il male nostro e quello dei nostri padri, a delle “magnifiche rovine”, può metterci la nostalgia e il desiderio di tendere, o perlomeno sognare, l’antico splendore originario del progetto di Dio nei nostri riguardi. Avere un “campione” sotto gli occhi, con cui confrontarci è certamente una grazia, per la quale è giusto fare una pausa di riflessione l’otto dicembre, festa della Madonna Immacolata.