Quando gli amici de “L’incontro” potranno leggere i miei appunti quotidiani, il tempo di Avvento sarà ormai un ricordo, ma io mi ostino a sperare che il seme che ho tentato di spargere, con generosità e passione, nel cuore dei partecipanti alle affollate assemblee liturgiche che si tengono ogni domenica nella mia “cattedrale tra i cipressi”, stia mettendo radici nel silenzio delle coscienze per diventare prima o poi germoglio di vita.
Quest’anno lo Spirito mi ha suggerito di insistere sulla verità che il Verbo, messaggero di salvezza, non prende dimora tra noi solamente quando il calendario segna il 25 di dicembre o quando la gente va a messa, ma che la “verità”, il “bene”, e “l’amore” si affacciano alla nostra attenzione e bussano alla porta della coscienza di ogni uomo nei tempi e nei modi più diversi e che è sempre “Natale” quando uno spalanca, ospitale, la porta del suo cuore perché la luce “brilli” e “riscaldi” l’animo di ognuno.
Ogni momento è tempo di Avvento ed ogni momento offre il “Natale” quando una persona è in attesa vigile, desiderosa dell’incontro col bene, disposto a dare ospitalità alla luce che scende dal Cielo.
Sento sempre più forte ed impellente il bisogno e il dovere di dire con convinzione e passione ai miei fratelli che Cristo è venuto e viene più per l’oggi che per il domani. Sono stufo di sentire preti e frati preoccupati che i fedeli pensino solamente alla vita eterna piuttosto che alla vita attuale, invitino alla salvezza eterna piuttosto che chiedere ed ascoltare Cristo per salvarci oggi, ora da una vita incolore, fatua, egoista e di corto respiro.
L’Incarnazione, cuore del mistero natalizio, deve essere un evento percepito ed accolto in ogni circostanza e situazione, perché irradi dall’interno il nostro vivere. Il percepire e l’aprirci a Dio, che viene a noi, è l’accogliere l’amore, la verità, il bene, perché solamente queste realtà possono far cantare la vita e farla assaporare come un magnifico dono di Dio.