Spesso tra noi preti facciamo dei discorsi complicati e macchinosi sulla fraternità sacerdotale e sui mezzi per acquisirla e consolidarla. I risultati in verità non sono molto appariscenti. Se penso alle parrocchie della nostra città e ai parroci relativi, mi pare di trovarmi di fronte un arcipelago di isolette con campanili diversi, sempre circondate dai caselli doganali ai loro confini. Siamo ancora ben lontani dall’aver realizzato una sinergia di intenti, di iniziative e di mentalità.
E’ più che giusto che ognuno curi il suo orticello con passione, però dovrebbe essere altrettanto giusto che si tenesse conto dell'”economia di mercato” e che non lasciassimo a nessuno le problematiche che superano il respiro parrocchiale. Oggi fortunatamente non ci sono più le liti di un tempo ed è raro che qualcuno si metta a sentinella ai confini della sua repubblichetta, però ci vorrà ancora tempo per aver coscienza di dover sviluppare una pastorale d’insieme.
Ho la sensazione che a questo riguardo non solo nei due ultimi decenni non si sia progredito un granché, ma addirittura che si sia più vicini al regresso che allo stallo!
Fortunatamente ogni tanto avvengono dei “miracoli” che aprono il cuore alla speranza. A me è capitato qualche settimana fa, in rapporto alla costruzione del “don Vecchi” di Campalto. Vicino alla nostra struttura si dovrebbe costruire una chiesa copta e il terreno antistante alla nostra struttura è di proprietà di questa chiesa cristiana, ma separata, per non so proprio per quali motivi, dalla Chiesa di Roma.
L’impresa ha trovato comodo usare questa fascia di terra massacrandola con il trasporto dei materiali, promettendo ai preti copti che una volta terminati i lavori, avrebbero ripristinato il terreno e “pagato il disturbo”.
Questi sacerdoti, che io non ho neppure mai visto, risposero che semmai suddetto importo lo dessero a me per completare i lavori. Sono rimasto quanto mai edificato da questa amabile fraternità.
Con queste premesse, tra il “don Vecchi” e la chiesa copta di Campalto non solo ci sarà un assoluto rapporto ecumenico, ma arriveremo fin dall’inizio alla comunione completa, prima che ci arrivino gli esperti dei vertici copti e cattolici! Ancora una volta si capisce che i fatti risolvono molto di più che le parole!