La mia è stata una decisione sofferta ma necessaria. Dopo essermi lambiccato il cervello, vedendo che le istituzioni pubbliche e le banche, quasi tutte, non si sono neppure degnate di rispondere alla mia richiesta di contributi per il “don Vecchi” di Campalto e vedendo che le sottoscrizioni delle azioni della Fondazione Carpinetum andavano a rilento e risultavano insufficienti a completare ciò che mi mancava per coprire le spese per la costruzione del “don Vecchi” di Campalto, come Cesare ho “gettato il dado” e mi sono deciso per la soluzione estrema: mendicare!
L’idea mia è venuta qualche mese fa quando, essendo andato con i miei anziani in pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’Olmo, ho appreso da un confratello laico che i Cappuccini mantenevano la mensa dei poveri andando alla cerca, come i vecchi frati di un tempo. In verità avevano adottato qualche aggiornamento, sostituendo la vecchia e tradizionale bisaccia con l'”Ape”, il motocarro leggero della Fiat a suonare la campanella delle case, con l’uso di un “portafoglio clienti” costruito pian piano nel tempo. Per queste varianti operate dal convento dei “frati mendicanti” mi sono sentito autorizzato anch’io ad apportare qualche variazione alla cerca tradizionale.
Ho scritto una lettera, scegliendo di giocarmi in prima persona, mettendo nel foglio una mia foto, chiedendo l’elemosina mediante il conto corrente accluso alla lettera e prendendo gli indirizzi dei mestrini dall’elenco telefonico.
Ho cominciato il primo giorno con i primi 20 nomi della lettera A, il secondo della B e così via. Perché fosse un vero sacrificio anche per me, ho scelto di fare questa operazione dopo cena, nel tempo che di solito dedicavo alla televisione.
Questa cerca mi ha riportato al tempo in cui, da parroco, ho suonato alla porta per 35 anni ad ognuna delle duemila quattrocento famiglie della parrocchia. Là era più difficile ancora perché, non solo non sapevo chi trovavo, ma vedevo dall’accoglienza anche i sentimenti di chi mi accoglieva: talora cortesia fredda, talora atteggiamento di sopportazione, talvolta perfino la sensazione che mi considerassero lo stregone del villaggio!
Scrivendo ogni sera i 20 indirizzi, spesso il rossore mi sale dal cuore al volto, preoccupato della reazione di chi aprirà la mia lettera.
Spero solo che il Signore mi addebiti a credito anche questo mio sacrificio fatto per chi ha bisogno. Altro che “mania della pietra” o vanagloria!