Qualche tempo fa, nel testo in cui al mattino faccio un po’ di meditazione, c’era scritto che nessun incontro è casuale, ma sempre, invece, obbedisce al piano della Provvidenza, per cui è certo che io ho sempre qualcosa che debbo dare alla persona che incontro e questa ha sempre qualcosa da dare a me. Se uno vive quindi un po’ il rapporto con le persone che incontra, ha sempre qualcosa da ricevere, chiunque sia la creatura che incontra.
Partendo da questa osservazione, m’è parso di dover aggiungere che non tutti gli incontri producono lo stesso effetto; ci sono degli incontri fuggevoli, rapidi, anonimi che possono offrire poco, ma altri possono diventare proprio una fonte di arricchimento umano.
Un paio di settimane fa, a metà pomeriggio, mi sono recato all'”Angelo” per il secondo rifornimento settimanale all’espositore posto accanto alla cappella del piano rialzato, per rifornirla de “L’incontro” e delle altre pubblicazioni che portiamo in ospedale come proposta religiosa ai degenti che hanno molto tempo per riflettere. Come sempre la splendida hall dell’Angelo era tutta verde, deserta e silenziosa, caratteristica questa del nostro ospedale, splendida da un verso, ma preoccupante dall’altro perché è chiaro che la struttura diventa importante non per l’estetica ma per la funzionalità e l’efficienza.
M’ero appena inginocchiato per riempire i colti più bassi, quando una giovane signora, forse incuriosita nel vedere questo vecchio prete armeggiare con tanti giornali, s’accostò per prendere una copia de “L’incontro”, appena sfornato. Fu questa l’occasione per un breve ed amichevole dialogo. Era essa una giovane donna in evidente attesa. Fui subito colpito dalla sua compostezza, dal viso pulito e dolce, dalla voce calda e confidenziale. Appresi che aspettava il terzo bambino e che abitava nell’interland di Mestre.
Mentre scambiavamo qualche impressione sulla stampa con cui rifornivo l’espositore, ci raggiunse il suo sposo, un giovane oncologo dell’ospedale: una bella figura d’uomo, un aspetto estremamente giovanile e composto, una pacatezza nella voce e nel pensiero.
Dialogammo qualche minuto sui problemi della sua e della mia professione e ci lasciammo con la sensazione di vivere sulla stessa lunghezza d’onda di una visione ordinata e positiva della vita.
Credo che se avessi letto un trattato sulla sacralità della maternità, sulla bellezza della famiglia e sulla serietà della missione che ognuno svolge, non ne avrei ricavato un’impressione più vera e più profonda. Per parecchi giorni e pure ora mi par di avvertire ancora il profumo proprio della gente buona e vera.