Con il progetto degli alloggi protetti facciamo passetti da formica e andiamo avanti come le lumache nel dialogo con il Comune per mettere a fuoco un progetto pilota che permetta agli anziani in perdita di autonomia di rimanere più a lungo possibile nel nostro “Centro” e così vivere una vita dignitosa e possibile anche per chi ha pensioni minime.
Abbiamo ribadito più volte che il Comune attualmente spende un euro e venti centesimi per ognuno dei trecento e più anziani che vivono nei duecentocinquanta alloggi che il “don Vecchi” mette a disposizione. Un po’ pochino, no?
Abbiamo presentato un progetto di una struttura pensata per chi è in veloce perdita di autonomia, ma quella della struttura rappresenta solamente una componente per una soluzione, l’altra componente è rappresentata dal personale di servizio da mettere a disposizione per chi ha pensioni irrisorie e al “don Vecchi” la stragrande maggioranza non arriva ai settecento-ottocento euro mensili.
Chi ha soldi, e al “don Vecchi” è una minoranza assoluta, si prende la badante, ma il problema rimane scottante per chi non ha, e la Fondazione, per scelta, accoglie le richieste di alloggi dando l’assoluta preferenza ai meno abbienti.
Ora stiamo trattando per l’assistenza notturna, perché non è purtroppo raro che qualche anziano sia trovato solamente nella tarda mattinata per terra a causa di uno scivolone o di qualche malore. Il problema è grave perché per avere due persone per notte a vigilare su duecentocinquanta alloggi, serve l’assunzione di sei soggetti, date le ferie, i permessi, le festività e mille altre voci, favorevoli per chi lavora, ma costose in assoluto per chi deve tirar fuori i soldi.
Solamente per uno “straccio” di assistenza notturna serve un contributo di centocinquantamila euro! Con l’aria di crisi che tira, temo che ci vorrà mezzo miracolo, ma penso che non sarebbe sprecato perché aprirebbe la strada ad una soluzione veramente provvidenziale per gli anziani con scarsa autonomia.