Ancora su Marchionne e il mercato di oggi

Ho sentito Marchionne della Fiat e finalmente m’è parso di aver ascoltato un parlare onesto e concreto fra le mille chiacchiere dei nostri politici e la demagogia esaltata di molti sindacalisti.

M’è parso però che Marchionne abbia, con la sua voce da basso, camminato sopra una covata di uova quanto mai fragili, finendo per fare una frittata, rompendo tutti i gusci dell’ipocrisia dell’intera dirigenza della nazione e riducendo ad una poltiglia abbastanza ributtante un mondo sussiegoso, ricco quanto mai di sicumera inconcludente. La reazione del ministro, dei politici e di certi sindacalisti m’è parsa semplicemente pietosa.

Da sempre ho sognato e pregato perché le imprese e soprattutto le multinazionali rendano compartecipi degli utili i dipendenti delle attività industriali e commerciali che producono ricchezza. Il nostro Patriarca, che ha di certo una parola immensamente più autorevole della mia, ha recentemente auspicato questa compartecipazione agli utili. Ciò sarebbe sacrosanto e giusto perché il lavoro è una componente umana di capitale importanza nella produzione del profitto e nel contempo disinnescherebbe tanti motivi di conflittualità e renderebbe più serena la vita sociale.

Purtroppo la classe imprenditoriale del nostro Paese è stata sempre di corte vedute e gli operai, in verità, hanno ottenuto, o debbono ottenere, quel poco che ricevono, sempre con il sacrificio e la lotta esasperata, mentre i dividendi finiscono nelle tasche di persone egoiste e dissennate. Detto questo però, è doveroso prendere coscienza che in una economia ormai globalizzata vende e guadagna solamente chi produce di più e meglio e i sindacati e i politici possono dire quello che vogliono, ma i mercati non compreranno mai i nostri prodotti più costosi solamente perché noi siamo i più belli!

Oggi ci dobbiamo fatalmente confrontare con i tedeschi, gli americani, gli inglesi, i francesi, ma anche con gli indiani e i cinesi! La nostra classe dirigente non può continuare a barare!

E’ sacrosanto difendere i diritti dei lavoratori, ma è altrettanto doveroso tener conto del mercato e soprattutto che non tutti i lavoratori italiani sono seri, responsabili, attenti più al bene dell’azienda che a quello di chi spesso vive sulle sue spalle, contraccambiandoli solamente con fumose illusioni.

Io non conosco la sensibilità sociale di Marchionne, ma mi par di aver capito che se le cose non cambiano potremmo andare ancora peggio e questo credo che non sia un discorso disonesto, anzi!

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