Più volte ho confessato che di buon mattino faccio un po’ di “meditazione” su un opuscolo edito dalla Chiesa metodista che fa parte dell’infinito arcipelago del mondo protestante.
Le mie cognizioni di teologia e di storia della Chiesa sono piuttosto limitate, perché il mio ministero l’ho svolto sempre a livello di manovalenza e perciò sono sempre stato un po’ lontano dall’intellettualismo teologico, motivo per cui mi domando spesso che cosa mi separa da questi fratelli che, con la ribellione di Martin Lutero, hanno rotto la totale comunione con la Chiesa cattolica.
Dalla lettura dei commenti alla Scrittura non avverto divergenze di sorta dal Credo che recito ogni mattina. Forse solamente pochi “eletti” – fuori dai percorsi della vita normale e della fede – conoscono i reconditi misteri di questa “separazione”.
Uso l’opuscolo per meditare perché dei cristiani di questa confessione religiosa senza titoli e senza pretese confessano con semplicità ed immediatezza, come si sforzino di tradurre nella vita concreta il messaggio di Dio che emerge dalla Bibbia, che credo conoscano meglio di noi cattolici.
Quello che però mi incanta è la fiducia assoluta con cui si accostano al testo sacro e l’interpretino in maniera letterale e si lascino condurre dalla “Parola di Dio” senza esegesi complicate e senza tentativi di coniugare suddetto pensiero con la cultura dominante, ora così razionalista e scettica verso tutto il discorso religioso.
Ho l’impressione che i cristiani d’oltreoceano siano più candidi, più fiduciosi in Dio, più disponibili alle verità rivelate, quasi che la loro fede abbia i connotati della freschezza dei bambini.