Come dovremmo rispondere agli atei e agli “atei cristiani”

L’impatto per l’incontro con alcune persone, che in questi ultimi tempi mi hanno detto d’essere atee, mi ha colpito profondamente.

Da un lato perché negli ultimi cinquant’anni della mia vita sono stati ben pochi coloro che mi hanno detto in maniera così esplicita di non credere, da un altro lato perché queste dichiarazioni di ateismo mi sono giunte in un lasso di tempo tanto ravvicinato così da farmi sospettare di trovarmi di fronte ad un nuovo fenomeno a livello religioso, infine perché quando ha cercato di indagare un po’ mi sono subito accorto che in quasi tutti i casi non c’era dietro a queste dichiarazioni alcun supporto razionale.

Probabilmente penso sia lo svilupparsi fino alle conclusioni estreme del processo di scolarizzazione iniziato decine di anni fa.

Ad accelerare questo processo di certo hanno contribuito i mass media che hanno enfatizzato le affermazioni di un corpuscolo di atei militanti, che pur non essendo tanto numerosi, fan tanto chiasso come tutte le persone controcorrente.

Questa riflessione preoccupante per un vecchio prete che si rifà all’idea di cristianità piuttosto che a quella del “piccolo gregge”, s’è purtroppo aggiunta un’altra ancora più preoccupante che verte sul fatto degli “Atei Cristiani”. Cioè di coloro che appartengono ufficialmente alla chiesa, ma la cui fede non incide minimamente sulla vita, questi, questi temo siano ormai moltitudine. Che fare?

Di certo la testimonianza decisa e coerente può essere un faro per tutta questa gente che naviga al buio o nella nebbia.

Poi però credo che si debba puntare con più decisione sulla catechesi seria ad ogni età, sviluppata con tutti i mezzi possibili.

Infine credo che sia tempo e ora di finirla con l’enfatizzazione dei riti quasi invano talismani miracolosi, penso che, come in tempi lontani S. Girolamo tradusse la Bibbia nella “Vulgata” cioè nella lingua parlata del popolo, cosi oggi dobbiamo tradurre il messaggio in maniera comprensibile all’uomo comune, ossia a quella che chiamano “opinione pubblica”.

Da ultimo forse è giunto il tempo di tirar fuori la vecchia apologetica, riveduta e corretta, ossia è giunto il tempo di passare al contrattacco con motivi di logica stringente e convincente.

Da parte mia da tempo tento di fare la mia piccola parte; spero che gli “alti comandi” e il grosso dell’esercito si scuota finalmente e sviluppi una forte controffensiva.

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