Riflessioni asolane

Qualche settimana fa sono ritornato ad Asolo dopo quasi cinque anni. Uscendo dalla parrocchia, ho lasciato non solamente il cuore ad una comunità che ho amato più di me stesso, perché per essa ho affrontato fatiche, sacrifici e rischi di ogni genere, ma ho lasciato pure quelle “creature” alle quali avevo dato vita: il Germoglio, il patronato, il Foyer, il Ritrovo, il Piavento, la Malga dei faggi e, soprattutto, Villa Flangini, la stupenda struttura sui colli asolani.

Quest’ultima mi sembrava il fiore all’occhiello, a livello di struttura pastorale: una splendida villa del 1700, ch’era stata la dimora estiva del cardinal Flangini, patriarca di Venezia. Una dimora da Cardinale, quindi!

Da un rudere, dopo decenni di abbandono ed incuria, ne abbiamo fatto una dimora principesca per le vacanze estive per gli anziani. Ho recuperato mobili e quadri, ristrutturato il ricovero degli arnesi facendone il salone del caminetto, il granaio – che divenne il salone dei congressi -, la stalla, trasformata nel bar-ritrovo, il fienile, in cappella. Abbiamo riordinato i sentieri. Riportato quindi, e superato, l’antico splendore.

Con l’uscita di scena non ho avuto più coraggio di rivederla, per timore di lasciarmi sopraffare dalla struggente nostalgia.

Quando, qualche sera fa, mi sono recato ad Asolo in Villa Contarini, comunemente conosciuta come “La villa degli armeni”, per una estemporanea di pittori noalesi, a favore del “don Vecchi” di Campalto, ho riscoperto la magia di Asolo, il paese dei cento orizzonti, restando perfino sorpreso che il vescovo dei patrizi veneziani Contarini vi avesse costruito una dimora ancor più bella del suo successore, il cardinal Luigi Flangini, e che l’imprenditore noalese di motociclette l’avesse ristrutturata, abbellita e arredata in maniera ancor più sontuosa del vecchio cardinale.

Chi vuol vedere l’anticamera del Paradiso non ha che da chiedere al signor Silvano Beggio di poter visitare la sua villa di Asolo!

Debbo pur confessare che durante il pomeriggio, passato a scoprire le sempre nuove insuperabili angolature dei colli asolani e delle sue splendide costruzioni, più di una volta ha fatto capolino nella mia coscienza il sermone sul ricco Epulone e Lazzaro, che m’ero preparato per l’indomani. Ho cercato, a mia scusa, il fatto che io avevo acquistato la villa per i miei vecchi, che non si potevano concedere la villeggiatura; non so però come i signori Beggio mettano in pace la loro coscienza!

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