Credo che la mia guerra col Comune di Venezia, perché ci ottenga dagli ipermercati della città i viveri in scadenza, potrebbe diventare più lunga di quella “dei trent’anni”, senza però arrivare ad alcun risultato.
Finora non ho ottenuto che promesse e delusioni. Ora infine ho capito che non ho neppure davanti a me un “nemico” con cui poter incrociare le armi; esso s’è dileguato tra le nebbie dense e cupe della laguna ed è totalmente evanescente o, forse peggio, inconsistente, col quale è perfino impossibile scontrarmi.
Pensavo che il problema dei più poveri fosse di pertinenza dell’assessore alla sicurezza sociale, poi costui m’ha fatto intendere che toccava a quello del commercio. Intanto il tempo è passato tra una promesse ed una delusione.
In questi giorni finalmente ho incontrato il nuovo assessore al commercio, che pensavo si fosse fatto carico dei progetti e delle promesse del suo predecessore. Invece no! Così ho finalmente capito che la mia non era solamente una battaglia perduta, ma una disfatta a cui non può che seguire una resa senza condizione e senza neppure l’onore delle armi, perché non so neppure più con chi dialogare e combattere. Siamo a Caporetto!
Mi spiace di non poter recuperare tonnellate di generi alimentari che andranno a finire tra i rifiuti, creando ulteriori problemi per lo smaltimento. Ma mi spiace di più che la Serenissima stia in maniera vistosa ed inesorabile avviandosi al disfacimento, trascinando nell’abisso anche Mestre, la sua città satellite e sobborgo, che pur meriterebbe una sorte migliore. Quello che non è ancora riuscita a fare l’acqua alta, lo fa l’amministrazione comunale.