Al Don Vecchi vogliamo bisogna essere sognatori!

Sono sempre più convinto che il “don Vecchi” viva ancora nella cornice dell’utopia e temo quanto mai che ne esca.

Qualche giorno fa ha iniziato il suo inserimento per una collaborazione un giovane pensionato. La morte prematura della moglie, il pensionamento ad un’età relativamente giovane e, soprattutto, le sue radici culturali maturate nell’associazionismo di una comunità parrocchiale – oltre l’incontro con questo vecchio prete che va costantemente “alla pesca” di uomini per la solidarietà, l’hanno fortunatamente spinto a questa decisione.

Il passato lavorativo di questo signore è partito dalla laurea in scienze politiche, per portarlo alla funzione di amministratore delegato di un’azienda collegata ad una grande società petrolifera che opera in tutto il mondo. Io ci vivo dentro al “don Vecchi” e perciò mi sono abituato alle sue vicende, alla sua amministrazione assai leggera, concentrata su un “vecchio” ragioniere e su un vecchio prete imperdonabile sognatore, con qualche leggerissimo ausilio da parte di anime generose, ma impegnate in mille altre faccende.

Non avevo previsto l’impatto tra l’esperienza di un manager con l’avventura amministrativa e gestionale di uno staff minuto di creature che sognano un mondo nuovo. Di primo acchito ha compreso che tutte le mansioni previste in un’azienda di qualche consistenza poggiavano solamente su un paio di “avventurieri” (si fa per dire, con termine improprio). D’istinto gli venne da far osservare che bisognerebbe assumere almeno un direttore, un’assistente sociale, un geometra, un economo, un addetto alle relazioni pubbliche e probabilmente anche altro!

Dovetti ricordargli che al “don Vecchi” vivono anziani che con cinquecento euro di pensione debbono pagare l’affitto, luce, gas, medicine, tassa rifiuti, telefono, acqua calda, acqua fredda e spese condominiali, persone che hanno poi il vizio di vestirsi, lavarsi, mangiare e, talvolta, anche ammalarsi!

Credo che abbia capito! Al “don Vecchi” si assumono solo sognatori e gente che crede nell’utopia che anche gli anziani poveri hanno diritto alla vita.

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