Ogni mese viene in sagrestia, per chiedermi una messa di suffragio, un uomo rimasto solo dopo la morte della moglie, una cara donna ricca di calore umano e di sentimento, e l’uscita di casa dell’unica figlia che ha fatto una scelta di vita radicale per dedicarsi totalmente agli altri. Mi chiede il suffragio per la sua Franca ed ogni volta sottoscrive un’azione per il “don Vecchi” di Campalto.
Questo signore m’ha preso in benvolere dimostrandomi un affetto ed una ammirazione che mi fanno tanto piacere, anche se non credo di meritarmeli appieno. Già nel passato mi aveva fatto qualche regalo, quasi ad esprimere condivisione per i miei progetti e per il mio modo di fare il prete.
La settimana scorsa mi regalò una piccola clessidra dicendomi: «Lei, don Armando, vive una vita tanto intensa e frettolosa. Le regalo questa misura del tempo perché, durante la sua giornata, si ritagli qualche momento per uno stacco, per trovare serenità nella sua fatica.» Ci ho trovato gusto a rovesciare questo piccolo cilindro di vetro strozzato a metà per far scorrere il filo bianco di polvere che dall’alto scende in basso. L’ho messa sul mio tavolo da lavoro ed ogni tanto mi piace rovesciarla per vedere il tempo che scorre.
La mia clessidra ci mette due minuti esatti, pochi, ma sufficienti per una pausa di verifica, di ripensamento e per una riflessione o una preghiera. Questo dono m’ha fatto ritornare alla memoria una confidenza del cardinal Roncalli, il nostro vecchio Patriarca, che ci diceva che durante la sua giornata ogni tanto smetteva quello che stava facendo per entrare nella sua “cella interiore” per incontrare il Signore.
Due minuti son pochi, passano presto, però mi sono accorto che sono sufficienti per una preghiera, per un “colpetto al volante”, per mantenere il centro della strada. Spero di far presto l’abitudine a capovolgere la piccola clessidra per degli “stacchi” quanto mai utili, quasi un sussulto per svegliarsi, per prendere coscienza della vita che passa.