La nuova chiesa del cimitero – l’ho ormai detto cento volte – è stata per me un dono del Cielo. Non avrei mai pensato che un prefabbricato, messo in piedi appena in un mese, senza progetti, senza architetti e senza alcunché di pregiato, sarebbe stato accolto con tanto entusiasmo da parte dei concittadini, fosse ammirato ed apprezzato come se avessero costruito per loro una cattedrale.
Il fatto che proprio tutti affermino che la nuova chiesa offre un’atmosfera di intimità, quasi accogliesse tutti col calore familiare di una baita di montagna e che si sentano bene tra le sue mura sottili e le sue finestre che s’aprono sulle tombe, mi pare un ulteriore miracolo.
Il fatto poi che i fedeli, da un anno, gremiscano ogni settimana la chiesa, occupino tutte le 220 sedie, stiano in piedi lungo le pareti e nel corridoio centrale e che perfino partecipino alla messa sul piccolo sagrato e sotto la prospiciente galleria di loculi, mi è parsa la terza grazia!
A tutto questo si aggiunge la soddisfazione di avvertire una partecipazione reale sia alla preghiera che ai canti sorretti dal piccolo coro di una quindicina di ultraottantenni, cosa che mi fa enormemente felice; sono pochi i preti che possono godere di una fortuna simile a questa! In molte chiese, purtroppo, c’è aria di stantio; qualche prete canta a squarciagola solitario e le assemblee, spesso sparute, sonnecchiano annoiate.
Da noi le cose vanno fortunatamente in maniera tanto diversa. Però, qualche giorno fa, mi è giunta una lettera di una signora che dice di non essere la sola a lagnarsi della mancanza di possibilità di raccoglimento e di non apprezzare, anzi di essere disturbata dai canti. Povero mondo!
Alla lettura di questa gentile, ma rigorosa critica, m’è venuta in mente la storiella del padre che va al mercato col figlio e con un asinello. Monta in groppa il padre e la gente: “Guarda quel vecchio in sella e il povero bambino a piedi!”. Scende il vecchio e monta il bambino: “Che gioventù, il vecchio a piedi e il ragazzo in groppa!”. Montano tutti e due: “Vergognosi, si approfittano di quel povero asino!” . Scendono tutti e due: “Guarda quegli allocchi, hanno un asino e non ne approfittano!”.
Sia ben chiaro! Io ascolto tutti, ma obbedisco solo alla mia coscienza, checché ne dica il mondo intero!
Al canto aggiungeremo, d’ora in poi, qualche minuto di silenzio!