Dialoghi

Recentemente, in una sola settimana, ho fatto tre incontri che mi hanno costretto a verificare le vecchie scelte che ho fatto nella mia vita e su comportamenti e problematiche di scottante attualità sul nostro mondo. Come sempre, un addetto alle pompe funebri mi chiese di fissare un funerale per un certo giorno e, come sempre, ho cercato un contatto con la famiglia del defunto. Anzi, il contatto lo abbiamo cercato sia l’uno che l’altra.

Mi s’era chiesta una semplice benedizione. Chiesi il perché. Il figlio, pur senza spavalderia e con grande rispetto, si dichiarò assolutamente ateo. La moglie del defunto era in una posizione meno definitiva e, soprattutto, era in una posizione di ribellione: «Se c’è un Dio, così non avrebbe dovuto fare!»

Parlammo pacatamente per alquanto tempo, arrivando alla conclusione concreta di fare “il funerale”. Io non sono mai per rompere, memore del monito di Gesù “Non spegnere il lucignolo fumigante e non rompere la canna già flessa!” Ho tentato di intervenire da uomo e da sacerdote dando voce alla sofferenza e all’amore dei famigliari e alla mia fede. Credo che sia loro che io non abbiamo barato e, pur rispettosi l’uno dell’altro, abbiamo trovato un punto di comunione che credo faccia bene ad una parte e all’altra.

Dopo pochi giorni una figlia mi si è presentata nelle stesse condizioni. Le era morto il padre, credente si e no, mentre lei si dichiarava apertamente e certamente non credente. Altro colloquio pacato, rispettoso, disponibile, aperto non solo al confronto, ma anche alla possibilità di rivedere le nostre posizioni e di farci disponibili alla scoperta di ulteriori e diverse risposte. Ho avuto una bella impressione di questa donna del popolo, che aveva fatto lucidamente una scelta così estrema, ma che manteneva apertura di cuore, riconosceva la fede-carità e che, tutto sommato, era disponibile a fare dei passi in avanti su questa strada.

In ambedue i casi ho avuto la sensazione di essermi incontrato in creature che, a dire di sant’Agostino “Dio possiede, ma la Chiesa non possiede!”.

Questi sono sintomi che con il rifiuto di una religiosità formale, fenomeno diffuso ed incombente, stia aprendosi una crepa sulla riva della fede, che possa creare rotture e devastazione nel popolo cristiano. Senza alcuna presunzione, sono stato contento che in ambedue i casi si siano rivolti ad un prete con tanti dubbi ed incertezze, ma soprattutto che sogna un cristianesimo dal volto umano.

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