E’ ora che decidiamo se per noi la vita è un dono di Dio o un castigo!

Qualche domenica fa il mio sermone s’è incentrato sulla pagina del Vangelo in cui Gesù fa il noto discorso usando le due immagini: “Quando tu sei invitato al banchetto di nozze non metterti al primo posto, perché ….” e “Quando tu offri un banchetto, non invitare i ricchi e i fortunati, ma ricordati anche di tutti quei poveri diavoli che vivono ai margini del benessere”.

Ambedue i temi, sui quali avevo riflettuto durante la settimana, mi affascinavano, pur ricordandomi del proposito, fatto parecchie volte, di non superare gli otto-dieci minuti. Preoccupato di questo fatto, quando mi parve di aver messo a fuoco la parte dell’invitato, mi venne da iniziare quella dell’invitante, ed allora, pur non avendo misurato il tempo, capii che la ricchezza e l’importanza del primo tema m’aveva così preso, che molto probabilmente arrischiavo di sforare il tempo prefissomi e comunque di mortificare il secondo argomento così urgente ed importante per la vita cristiana del nostro tempo.

Accennai solamente al fatto che tutti avevamo contratto un debito con questa immagine evangelica, ma che l’avremmo pagato molto volentieri alla prima occasione in cui ne avessimo avuto l’opportunità.

Mi ha affascinato e turbato come non mai il fatto che Gesù presenta la vita come un invito a nozze. Per Cristo la vita è una cosa bella, è un dono prezioso, è un tempo da vivere felicemente, comunque e per tutti, sia che abbiamo l’opportunità di sedere ai primi posti, sia che le circostanze ci collochino tra gli ultimi.

Mentre parlavo della vita che va vissuta come una bella avventura, come un gioco quanto mai interessante, mi pareva di camminare su una strada contrassegnata da un lato da una sferzata amara dell’ateo Andrée Gide: “Come pretendete d’essere testimoni del Risorto, voi che camminate sempre sul ciglio, immusoniti e malinconici!” e dall’altro lato dall’offerta del prete del romanzo di Bernanos – Il curato di campagna – che dice: “Cosa mi importa se vesto da beccamorto, io posseggo la gioia e ve la darei volentieri, se soltanto me la chiedeste!”

Conclusi: «E’ ora che decidiamo se la vita per noi è un dono di Dio o un castigo! Possiamo essere discepoli del Risorto solamente se, nonostante tutto, viviamo da creature felici della vita!»

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