Gli interventi del nostro Patriarca sono sempre di spessore, ricchi di contenuto, ma soprattutto costruttivi e tesi a guardare positivamente al domani con proposte mai banali, partigiane e moralistiche. Talvolta mi sono lagnato perché mi sembrava che il livello degli interventi del nostro vescovo fossero poco comprensibili per la gente comune, pur capendo che chi proviene dalle aule universitarie si è abituato ad un linguaggio tecnico, ad un modo di parlare con dei passaggi di pensiero veloci che presuppongono conoscenze vaste e che danno per scontata una certa cultura.
Tutto questo mi aveva fatto concludere che mentre nella conversazione il nostro Cardinale era caldo, immediato, convincente, nelle omelie mi pareva che passasse frequentemente sopra i capelli, non facendo centro sul cuore e sulla testa dei fedeli.
A tale proposito, tempo fa ho letto, con sorpresa, un intervento su un bollettino parrocchiale di un giovane prete che scriveva che i giovani ai quali il Patriarca si era rivolto, in una particolare circostanza, avevano capito si e no il trenta o quaranta per cento del discorso. Pochino in verità!
Mi pare che tutto questo sia ormai superato. Evidentemente l’incontro frequente con la gente delle parrocchie ha facilitato il nostro vescovo a mettersi nella lunghezza d’onda del nostro popolo. Quello che però mi ha fatto enorme piacere sono certi interventi di quest’ultimo tempo, ancora più puntuali, incisivi e propositivi delle lezioni magistrali che il Patriarca è solito tenere in occasione del Redentore.
Ho trovato quanto mai interessante l’intervista rilasciata dal nostro Cardinale, durante il Meeting di Rimini, al giornalista Paolo Viana sul dovere di “Risvegliare la nostalgia di Dio” nella situazione storico-esistenziale del nostro Paese. Non un discorso campato in aria, o puramente teorico, ma inserito nelle problematiche di palpitante attualità. Come m’è quanto mai piaciuta la presa di posizione anticonformista nei riguardi di “Famiglia Cristiana” che, da qualche tempo, pretende di diventare l’apologeta ufficiale di sinistra del cattolicesimo italiano.
Talvolta pare che i vescovi si guardino bene dal dire parole fuori dal coro, soprattutto per quanto riguarda tesi portate avanti dai cattolici della sinistra. Il Patriarca ha giustamente preso posizione, pur sapendo che la stampa cattolica che si ritiene d’avanguardia, s’accoda a quella laica.
Questi interventi mi fanno felice perché da sempre sogno un vescovo libero che abbia il coraggio, in nome di Cristo, di sporcarsi le mani sulle vicende non sempre nobili degli uomini, perché convinto che il messaggio cristiano è per l’uomo storico e non per quello da manuale.