E’ venuto a trovarmi, e lo fa con una certa frequenza – penso perché è un po’ più libero degli altri e soprattutto perché gli è congeniale la cortesia – uno dei consiglieri della Fondazione Carpinetum. Lanfranco lo conosco da quarant’anni, prima come papà dei suoi figli scout, poi come consigliere, ma soprattutto come membro convinto ed attivo nella parrocchia in cui fui parroco per 35 anni. La sorte poi ha voluto che sia stato scelto come consigliere della Fondazione, per cui corresponsabile nella bella, ma anche impegnativa, avventura dei Centri “don Vecchi”.
Lanfranco è sempre calmo, pacato e cortese quanto mai; con la sua voce tranquilla mi mette subito a mio agio e facilita la mia propensione a svuotare il sacco e a mettere sul tavolo tutti i problemi che mi interessano, spesso mi preoccupano o mi fanno sognare o soffrire. E’ capitato così anche questa volta. Svuotato il sacco del “don Vecchi” e rinnovato il clima di confidenza, mi lasciai andare a qualche considerazione d’ordine politico.
Lanfranco ha sempre bazzicato, soprattutto con interesse e in modo ideale, nella politica, tanto che fu consigliere, in quartiere, della provincia e ora continua con i figli, che ormai occupano posizioni di rilievo in questo ambito.
Considero questo amico mio consigliere, per quanto riguarda la politica locale e del nostro Paese. Io seguo la politica per modo di dire, perché la mia partecipazione è sempre epidermica e passionale. Mi infervoro, reagisco, sogno e anche mi sdegno. Oggi sono però in uno stato di disperazione, non riuscendo a comprendere come, in un momento tanto cruciale per l’economia del Paese, e soprattutto della nostra gente, i massimi rappresentanti litighino, si aggrediscano, si accusino e si dividano in maniera così meschina e plateale.
Non essendo poi addetto ai problemi, e non avendo voglia e tempo per approfondire tale conoscenza, intuisco che i motivi del contendere sono ad “uso esterno”, ma che le motivazioni vere sono ben diverse. Allo stato attuale, non solo non li capisco, non li condivido, ma non nascondo che non sono molto lontano dal disprezzo. Il peggio poi, è che nutro questi sentimenti per tutti indistintamente, potrei scrivere i nomi e cognomi dei tristi protagonisti della cosa pubblica, non riesco a salvarne uno!
Talvolta penso: “fossi almeno infatuato di uno, questo mi aiuterebbe a sperare e perlomeno ad illudermi”. Neanche la calma e la pacatezza di Lanfranco stavolta è riuscita a placare il mio sdegno!