Ho inteso più volte il nostro vecchio Patriarca, Angelo Roncalli, ripetere, nelle sue catechesi semplici ma incidenti, la massima “Quando hai qualche difficoltà con qualcuno, prima di intervenire dormici sopra una notte sulla questione del contendere, meglio ancora due notti!”. Ci sono delle massime, molto semplici ed elementari, però ricche non solamente di buon senso, ma anche di notevole saggezza, massime che facilmente si imprimono nella memoria e che, nel momento giusto, s’affacciano alla coscienza, ti aiutano e talvolta ti costringono a riflettere prima di prendere una decisione avventata e frettolosa.
L’altra mattina, come di consueto, ho fatto meditazione su un versetto della Sacra Scrittura, commentata ed attualizzata molto brevemente da una signora di fede cristiano-metodista degli Stati Uniti d’America. La frase della Bibbia era questa: “Gettate su di Lui (il Signore) ogni vostra preoccupazione, perché Egli ha cura di voi”. Il suggerimento è abbastanza scontato in chi ha una certa pratica della teologia cristiana, però la maniera con cui questa donna di fede lo ha tradotto, e ne ha tratto frutto spirituale, mi pare veramente originale e, soprattutto, efficace; essa infatti ha affisso, nello studiolo in cui si ritirava per lavorare e pregare, una tavola con scritto, a grandi lettere rosse: “Dio è il direttore!”, quale promemoria giornaliero. Poi commenta così la sua scelta, di primo acchito un po’ strana e sorprendente:
Io tendo a dimenticare che è Dio il supervisore della mia vita. Come moglie e madre a volte voglio comandare mio marito e i miei figli. Come impiegata penso che a volte ne so più io del mio capo. Non vado d’accordo con la gente, coi vicini o coi politici. Tutto questo finisce per turbare la mia pace.
Anche se ritengo di avere il diritto o il dovere di esprimere le mie idee, non posso imporre agli altri di agire come intendo io. La mia scritta mi ricorda di porre le mie ansietà e preoccupazioni davanti a Dio. Lui non è solo il mio direttore, ma lo è di tutte le nostre vite. E’ Dio che ci guida, non siamo noi. In preghiera gli chiedo di assegnarmi il mio compito giornaliero. Non mi preoccupo di quello che fanno gli altri, lascio che sia Lui a dirigerli. Gli parlo delle mie preoccupazioni e gli chiedo di fare la sua volontà. Quando sono io a dirigere, lo spettacolo non sempre riesce bene. Lasciare questo compito a Dio assicura il meglio per tutti.”
Credo di non aver mai sognato, e meno che meno tentato, di essere il direttore d’orchestra, però spesso tenterei idealmente di fare la parte del suggeritore e più spesso faccio maldestramente, in maniera rozza, “il critico” di questa strana orchestra che è la vita, la storia, la società, la Chiesa.
Se qualcosa mi ricordasse più frequentemente ed in maniera efficace che è Lui e sempre Lui, il Signore, a tenere la bacchetta in mano e a dirigere gli eventi e gli uomini, perderei meno la pace e direi meno corbellerie.
Proposito: tirerò via dalla parete uno dei miei amati quadri, per sostituirlo con la scritta: “Lui è il direttore!”. Spero che ciò mi tolga ansie e responsabilità.