“do, ut des” (ti do qualcosa, ma anche tu devi ricambiare), una massima poco seguita

Il discorso di Pomigliano e della decentrazione in Serbia di uno stabilimento della FIAT, mi sta coinvolgendo quanto mai, come uomo, come cittadino e come cristiano.

Mio padre fu un piccolo artigiano e mio fratello, che ha ereditato la sua bottega di falegname, hanno affrontato la vita lavorando da mattina a sera, non conoscendo giorni di riposo, né ferie, non percependo tredicesime e, meno che mai, quattordicesime, non potendosi concedere il lusso di ammalarsi, coinvolgendo la moglie e i figli nell’andamento della bottega, preoccupati di stare sul mercato, misurandosi ogni giorno ed in ogni lavoro con la concorrenza.

Io, nonostante mio padre sognasse la collaborazione del primogenito, ho preso un’altra strada, ma la mia scelta non mi ha esonerato dalle problematiche del lavoro. Ho capito ben presto che la solidarietà, o la carità cristiana, se non è calata dalla stratosfera alla realtà dei bisogni concreti degli uomini, si riduce ad una menzogna.

Padre Ugo Molinari, parroco di Altobello, soleva domandare in un modo sornione, ma saggio: «Cosa fa acquasanta più terrasanta?» Aspettava un attimo e poi concludeva da solo: «Fa fango!» Le prediche sulla carità, se non diventano opere e vita, sono spudorate menzogne, non menzogne sante!

Dico questo perché so, per diretta esperienza, la fatica , i sonni perduti, i rischi che si devono affrontare per creare anche il più modesto posto di lavoro. Potete immaginare la delusione, lo sdegno, l’amarezza, quando avverti che colui a cui il lavoro viene offerto non compie il suo dovere, approfitta di ogni norma favorevole, non si lascia coinvolgere nell’impresa, prende, dando in contraccambio il minimo, è sempre preoccupato di essere sufficientemente retribuito, e talvolta arriva perfino a remare contro.

Io non sono certamente un gran ammiratore di Mazzini ma, se non avesse altri meriti che quello di aver parlato sui “doveri del cittadino”, credo che sarebbero giustificate le titolazioni di strade e di piazze e l’occupare qualche pagina dei libri di storia delle elementari.

I romani avevano coniato una massima, pur cruda ma realistica “do, ut des”, ti do qualcosa, ma anche tu devi ricambiare. In questi ultimi tempi mi sono sentito spesso romano purosangue.

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