Molti anni fa l’aereo che trasportava il “Torino”, la squadra di calcio che a quel tempo andava per la maggiore, andò a sfracellarsi contro il colle su cui sorge la basilica di Superga. In quell’incidente perì l’intera squadra, compresi i dirigenti e gli accompagnatori.
Ricordo che in quell’occasione il solito giornalista della televisione chiese ad un signore che guardava i relitti fumanti, che cosa provasse di fronte a quel dramma. Lo spettatore diede una risposta che ricorderò per sempre. Disse: «Quando succedono cose del genere si dice normalmente, magari provando dispiacere “è’ una disgrazia, una grande disgrazia”, però se in quell’incidente c’è dentro un amico carissimo, è tutt’altra cosa!»
Io sto provando in questi giorni la “tutt’altra cosa”. Vivo la maggior parte della giornata in cimitero, mi occupo principalmente di esequie, di funerali, di benedizioni alle salme e alle ceneri, partecipo sempre in maniera sentita al lutto, perché sono convinto da sempre di ciò che disse Raoul Follereau: «Considero fratelli e sorelle tutti gli uomini che vivono su questa terra». Però il lutto per la morte di Cristina, la dolce e cara creatura che per molti anni perse i suoi occhi per leggere questi geroglifici, mediante cui esprimo i miei pensieri e prendo posizione nei riguardi della vita, e rubò tempo, prima al suo lavoro e poi alla sua famiglia, per inserire il mio diario nel computer, è “tutt’altra cosa!”
Ero solito incontrarla col suo sorriso contenuto e discreto, con la sua figura sempre signorile e ben curata, partecipare all’Eucarestia che celebro ogni sabato nell’interrato del “don Vecchi”, mentre ricevevo il malloppo di pagine e pagine, come non le fosse pesato starsene ore ed ore al computer; mai una lagnanza, mai farmi pesare la sua volontaria fatica.
Ho trepidato per lei per la “bestia” oscura che conosco fin troppo bene, ho sperato con lei, i suoi cari e i suoi amici, ho partecipato e condiviso, m’ero illuso che ambedue ce l’avremmo fatta. Invece no! Il male ha avuto il sopravvento e purtroppo l’ho vista perdere battaglia su battaglia, sempre più frequentemente, e quando non avevo notizie dirette, le leggevo, senza avere il coraggio di parlare, negli occhi sempre più lucidi e nella voce sempre più roca del carissimo Giulio.
Cristina venne a salutarmi nella chiesa del cimitero ove, dopo poco tempo, avremmo preso commiato da lei consegnando la sua anima, finalmente tornata luminosa, libera e viva, prima di partire per le “sue vacanze in Alto Adige”. Volle riempirsi gli occhi del verde dei prati e dei boschi, i polmoni dell’aria tersa e della visione delle montagne possenti, prima di lasciare la nostra terra per il Cielo.
Cristina ha portato con sé anche un po’ del mio cuore in Paradiso, ma di certo s’è portato tutto quello di Giulio e dei figli. Addio, amica cara!