In questi giorni il nostro Patriarca ha rilasciato al direttore de “Il Gazzettino”, dottor Pappetti, una lunga intervista, il cui testo ha riempito una pagina intera del giornale e ha suscitato una notevole serie di commenti tra i politici e gli amministrativi della cosa pubblica.
Normalmente il nostro Patriarca due-tre volte l’anno interviene in maniera autorevole con proposte sociali che riguardano la vita pubblica della nostra città e, in questa occasione, della nostra Regione.
Ho l’impressione che certi interventi, quali quello sul meticciato, sulla tendenza all’autocommiserazione, all’autoflagellazione dei veneziani, e su temi del genere, abbiano smosso le acque; la politica pare non sia rimasta indifferente, segno che il Patriarca di Venezia e soprattutto il nostro Patriarca, che in queste cose è un esperto, ha ancora un ruolo accettato da tutti.
Spesso però ho il timore che il sasso lanciato in laguna abbia un certo impatto e formi i soliti centri concentrici più o meno rilevanti, ma che poi l’acqua della laguna ridiventi ben presto quieta e pigra come sempre. Gli interventi del Patriarca sono sempre autorevoli e pertinenti, ciò si deduce dall’eco della stampa; essi sempre colpiscono nel segno, e certamente hanno una funzione, però ho la sensazione che esprimano lo sprint di un campione, ma che dietro a lui non ci sia una squadra e che egli faccia solitario le sue fughe in avanti. In tutto questo non posso che ammirare lo sforzo del Pastore, ma contemporaneamente debbo anche dolermi che le parrocchie, le associazioni e “l’intelligentia” del popolo di Dio se ne rimanga sonnacchiosa e poco partecipe al destino della propria città e della propria gente.
Il discorso del nostro Maestro sulla missione che i singoli e le comunità cristiane diventino lievito, luce e sale mi pare che non sia troppo attuato e che il consumismo e il relativismo rendano ancora poco partecipe il gregge, che segue pigramente le indicazioni del Pastore, trascinando le ciabatte e lasciando che le tematiche più attuali, più urgenti e più importanti le gestiscano altri.
Pare che questa Chiesa stanca e rannicchiata in se stessa lasci ad altri portar avanti il discorso sulle sorti della Regione e del federalismo, che è lo strumento per evidenziare la nostra individualità e le nostre potenzialità, paga che il Patriarca intervenga, senza però lasciarsi coinvolgere più di tanto.
Non so proprio chi e come possa suonare la carica e spingere all’impegno, ma so che occorrerebbe far tutto questo.