La mia famiglia è sempre stata di estrazione economica più che modesta e perciò mi capitava di rado d’andare in qualche negozio per far delle compere. Si dava poi il fatto che qualsiasi capo di vestiario la mamma mi comperasse, io non ne ero mai contento. E ciò non perché avessi gusti difficili, ma solamente perché avevo un senso di istintivo rifiuto per tutto quello che è nuovo. Anche ora io mi affeziono alle mie vecchie robe, che non cambierei neppure con capi da boutique.
La mamma, conoscendomi bene da questo lato, tentava di coinvolgermi nell’acquisto, chiedendomi di andare con lei in negozio. Peggio che peggio! Ero assolutamente allergico ai negozi. Più tardi ho capito il perché: quando fossi stato coinvolto non avrei potuto più protestare per l’indumento nuovo che non mi era facile accettare.
So che il mio modo di reagire era ed è in controtendenza al modo di pensare della maggioranza della gente che ama sempre il nuovo. Da qualche tempo mi sento quasi costretto ad approfondire da un punto di vista psicologico questa tendenza.
Finora sono giunto alla semplice conclusione che si tratta di un istinto irrazionale che non ha motivazioni logiche o esistenziali, come molti nostri modi di reagire sono determinati da pulsioni oscure. L’unica verità positiva che ne ho tratto, potrebbe sembrare scontata, eppure penso abbia un grande ruolo nella vita: cioè bisogna accettarci, ma soprattutto accettare gli altri così come sono, non pretendendo l’esclusione di manie che, pur essendo irrazionali, fan parte integrante della nostra personalità. Diversamente la vita diventa un grave problema.
Monsignor Vecchi era solito dirmi: «Armando, se non accetti le persone come sono, rimarrai sempre solo e tagliato fuori dalla vita e questo è un brutto giorno per un prete!»