La nostra Chiesa mestrina dovrebbe fare di più per la povertà

E’ molto difficile fare la carità. C’è chi, praticamente, anche se non lo dice, decide che gli altri, per quanto in difficoltà, s’arrangino; c’è chi invece, come me, non sa che pesci pigliare. La richiesta di aiuto sempre mi mette in crisi, anche se onestamente so dove mettere il superfluo alla mia vita, che è quanto mai sobria.

Monsignor Vecchi era assolutamente contrario alla carità spicciola, perché diceva che quando si crea una struttura di servizio per i poveri, questa continua ad essere loro di aiuto per decenni, se non per secoli, mentre quando uno fa la carità spicciola, questa, normalmente, risolve ben poco e l’indomani il povero si trova nello stesso disagio.

Ho appena firmato il contratto con l’azienda che per settembre del prossimo anno si è impegnata a consegnarmi altri sessanta appartamentini per anziani poveri e perciò tento di risparmiare fino all’ultimo centesimo per onorare l’impegno contratto. Ebbene, qualche settimana fa è venuto, come al solito, un serbo-croato magro, allampanato e malconcio, che io ho sempre assimilato ai mussulmani fatti fuori dai serbi a Sebrenica, per ricevere la solita paghetta settimanale di dieci euro. Sennonché, ancora una volta, mi ha chiesto l’aumento – cosa che è sempre solito fare, pur avendogli detto che se tutti i preti di Mestre gli dessero dieci euro alla settimana, riuscirebbe a campare decentemente. Questa volta però mi disse che non poteva più continuare così e che perciò aveva deciso di tornare in Serbia, o comunque nel suo paese nei Balcani e quindi non l’avrei più visto.

Gli diedi i sessanta euro che gli servivano, pur temendo che prima o poi sarebbe ricomparso. Infatti la settimana scorsa me lo son visto alla porta della nuova chiesa. Non ebbi proprio tempo di sentirmi raccontare la storia del ritorno, perciò gli dimezzai la diaria dandogli frettolosamente cinque euro.

Ora vivo tra gli scrupoli perché certamente non avrò grossi contraccolpi nel mutuo che ho richiesto per questa uscita non preventivata, ma ancora una volta sto tormentandomi pensando che la nostra Chiesa mestrina dovrebbe trovare delle soluzioni dignitose per questa povertà. Per ora penso che dovrò tornare alla “paghetta” dei dieci euro settimanali, finché almeno non apriremo la “cittadella della solidarietà”!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.