Tante volte ho dovuto confessare che il mio è veramente un microcosmo, limitato e monocorde, ma non per questo è meno interessante ed offre meno spunti per la riflessione.
Io ho sempre ammirato il monaco americano Thomas Merton, che elabora una mistica profonda ed una vera spiritualità partendo da episodi, sensazioni o intuizioni apparentemente semplici, quasi banali, però egli, prendendo spunto dalle emozioni che questi impatti con la realtà provocano nella sua sensibilità di santo e di artista viene portato ad una religiosità viva, attuale e convincente.
Io non ho certamente la statura spirituale e letteraria di questo “monaco anomalo” cresciuto in una società ed in una cultura pragmatica, o per meglio dire nevrotica, che apparentemente non sembra possa favorire la meditazione e la mistica. Sta di fatto che egli elabora il suo pensiero e la sua lettura religiosa della vita salendo verso l’alto da questi piccoli gradini.
Qualche tempo fa, dialogando con una relativamente giovane signora istriana, che aveva perso il marito e aveva un figlio fortemente handicappato, ebbi parole di comprensione e di compatimento, ma con mia viva sorpresa ella reagì e mi fece notare: «E’ vero che il mio matrimonio è durato solamente quindici anni, ma in compenso sono stati quindici anni intensi di vero e splendido amore. Non invidio altre signore, il cui matrimonio è durato quaranta e perfino cinquant’anni, ma che ebbero col marito un rapporto meschino, freddo, senza slanci e senza vero amore».
La qualità della vita per ogni persona ha un’importanza fondamentale. Purtroppo viviamo in un mondo in cui la gente non punta ad una vita vera; si lascia purtroppo vivere in una routine senza profumo e senza colore. Questa però è una povera vita alla quale, credo, non bisogna rassegnarci.