In quella predica ho evitato banalità patriottiche o religiose per sognare un futuro di pace e ricerca del bene comune!

Quando i resti mortali di Matteo Vanzan, il giovane lagunare caduto a Nassiria, colpito da una scheggia di granata, tornarono in Italia avvolti nel tricolore, ci fu grande commozione e lutto in tutto il Paese. La giovane età, l’entusiasmo per la professione scelta e l’amore di Patria instillatogli dal padre carabiniere, toccarono le corde più profonde del cuore degli italiani.

La famiglia di Matteo vive in un paesetto dell’interland, ma non so per quale motivo ha scelto di seppellirlo nel “campo pagante” proprio vicino all’ “Altare della Patria”del cimitero di Mestre. Spesso ho visto il padre e i famigliari fermarsi in preghiera vicino alla tomba del loro caro ed ogni anno, a metà maggio, prima il reggimento dei lagunari e poi la sezione locale dei reduci dell’arma, organizzano una messa al campo in suo suffragio.

Qualche anno fa è venuto per la celebrazione proprio il cappellano che condivise in terra irachena il dramma dei nostri ragazzi; in quell’occasione questo bravo prete disse parole toccanti, lontane da quella retorica patriottica che oggi suona sempre più stonata, parole che hanno ben inquadrato la testimonianza di questo giovane che credeva negli ideali di libertà e di democrazia e per essi incontrò la morte.

Quest’anno chiesero a me di celebrare la messa e commemorare il sacrifico di questo giovane. Stetti molto attento ad avere un estremo rispetto per i nostri soldati e per i valori per cui essi operano. Però credetti opportuno ribattere che oggi dobbiamo educare i nostri giovani a vivere e non a morire per la Patria e ribadire che le armi e la forza in genere sono uno strumento antiquato e fuori corso per stabilire l’ordine, la giustizia, la libertà e la democrazia. I nuovi strumenti sono oggi il dialogo, la ricerca del bene comune e il rispetto per la vita e per la cultura di ogni Paese; con essi dobbiamo perseguire questi valori condivisibili da tutti.

I militari, vecchi soldati in pensione e cittadini comuni mi ascoltarono attenti e m’è parso che abbiano condiviso fino in fondo il mio discorso, che finalmente usciva dalle solite banalità patriottiche e religiose.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.