Ancora sulle persone di Dio prima che della Chiesa

Molti anni fa, quando ero cappellano a San Lorenzo, portavo frequentemente la comunione ad una signora anziana di Riviera 20 settembre, che non poteva uscire di casa per una infermità; era un’ottima persona e molto religiosa. Il marito mi apriva la porta con tanta cordialità e tanta deferenza, non partecipava però alla comunione della moglie, ma sembrava non solo connivente, ma felice delle pie pratiche della moglie e delle mie visite.

Col passare del tempo e l’aumentare della familiarità, mi prese la curiosità di sapere come la pensasse a livello religioso. Feci il furbo, pur essendo stato io sempre maldestro in certe cose, ed un giorno dissi a questo signore: «Dato che vengo a portare la comunione alla signora, mi costerebbe nulla portarla anche a lei, pur sapendo che lei può uscire di casa». Dapprima mi parve un po’ imbarazzato, ma mi disse poi con tanta bonomia e tanta umanità: «Mi dispiace, don Armando, darle questa delusione, ma io, pur avendo grande rispetto per la Chiesa, venerazione per il Sommo Pontefice (a quel tempo era Papa Giovanni XXIII) e pur essendo innamorato della spiritualità francescana, penso di non essere credente!»

Quel signore era un vecchio socialista che s’era battuto ai suoi tempi per il riposo domenicale dei lavoratori, per la giornata lavorativa di dieci ore e per tante altre cause per cui i socialisti erano impegnati, mentre i clericali pensavano alle funzioni religiose.

Rimanemmo amici, io l’ammirai per la sua autenticità e per il suo umanesimo. Non gli proposi mai di fare la comunione e meno ancora tentai di “convertirlo”. Lui era già convertito e pregava già con la sua onestà intellettuale, il Paradiso se l’era già guadagnato con la sua lotta per l’uomo.

Da allora ho sempre avuto un sacro rispetto, e quasi una venerazione, per quegli uomini che sant’Agostino chiamava “persone che Dio possiede e la Chiesa non possiede”.

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