Il maestro del coro di Carpendo, dottor Mario Carraro, in occasione del trentacinquesimo anno di servizio di animazione delle eucaristie domenicali nella parrocchia di Carpendo, mi ha domandato un articolo per la pubblicazione che intendono fare.
Per motivi di amicizia e di profonda riconoscenza, ho accettato di buon grado di dare il mio piccolo contributo all’evento. Mi è sembrato doveroso mettere in luce le benemerenze che questo grosso complesso corale ha meritato in tanti anni di attività e nelle occasioni più diverse della vita parrocchiale e pure cittadina, anche perché sono convinto che il Coro Carpinetum abbia riaperto la pagina del bel canto dal tempo in cui sono imperversate nelle celebrazioni religiose le chitarre – sempre amplificate – seguendo la moda delle discoteche, e dei canti estremamente ritmici, spesso privi di armonia e di quel misticismo che è una prerogativa del canto corale.
Il coro di Carpendo ha avuto anche il merito di non fossilizzarsi nella polifonia, ma di spaziare dal canto popolare a quello spiritual, dalle grandi corali di Bach a canti melodici con arrangiamenti moderni di grande pregio. La rivisitazione dell’attività di questo gruppo parrocchiale, che ha reso i suoi servizi alle più disparate iniziative parrocchiali, mi ha offerto l’opportunità di riandare col cuore e col pensiero ad una stagione quanto mai feconda di questa comunità di periferia che ha aperto, con grande spontaneità e senza complessi, il dialogo col nostro tempo in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Ho sentito veramente il bisogno di ringraziare il Signore per aver potuto fare un’esperienza religiosa di grande intensità, spesso innovativa, sempre alla ricerca di un approccio con la cultura e la società del nostro tempo. Un po’ di merito spero di averlo avuto anch’io, ma soprattutto ho avuto la fortuna di incontrare una miriade di collaboratori che con intelligenza e coraggio hanno aperto e percorso tante strade nuove per incarnare il messaggio cristiano.