Brodolini, una trentina di anni fa, ha fatto lo statuto dei lavoratori. Spero che abbia stilato questo documento con la seria intenzione di proteggere i lavoratori dalle soperchierie dei “padroni” (oggi sarebbe meglio parlare dei capi o dei dirigenti, perché è ben difficile scoprire chi sia il padrone) e da questa speranza nasce il mio convincimento che il Signore gli abbia dato un posto in Paradiso.
Vedendo le dimostrazioni degli operai della Grecia e soprattutto dei loro sindacati che li aizzano ad una lotta assurda e autodistruttiva, sono costretto a prendere atto che forse il Brodolini greco, come qualsiasi organizzazione sindacale, dovrebbe dedicare qualche capitolo anche al realismo sociale e ai relativi doveri. Pare che certa gente non abbia ancora preso in considerazione che il benessere è prodotto dal lavoro e non dalla fannullaggine di chi non vuol lavorare o vuole un benessere che non si sa da chi debba essere prodotto.
Io appartengo alla cosidetta classe operaia, sento di esserne parte integrante e sono intenzionato a promuoverla, aiutarla con tutte le mie forze, ma con altrettanta onestà constato che spesso, non solamente nello Stato, nel parastato, nella grande industria, ma perfino nelle piccole imprese artigiane, s’è sviluppata la tendenza ad approfittare di mille clausole della legge, suggerite o imposte nel tempo dalle organizzazioni sindacali per fare il meno possibile, ad approfittare di ogni ammennicolo di legge per non impegnarsi.
Bisogna che affermiamo più forte di sempre che lavorare deve essere un servizio, un dono ai fratelli, una espressione delle proprie capacità, un contributo al mondo nuovo che tutti sogniamo. Non compiere il proprio dovere è un tradire i diritti dei fratelli, non dare il meglio di sé è una nota stonata nel coro del Creato. Tutto questo discorso vale ancora di più per i dirigenti, gli amministratori più alti. Però, diciamocelo con franchezza, ognuno deve fare il proprio dovere, guadagnarsi il pane con il sudore della propria fronte. Gli approfittatori dell’una o dell’altra parte costituiscono i buchi neri della nostra società