Nota: la redazione, che immette settimanalmente i pensieri di don Armando in questo spazio dando loro la forma di un blog, è felice di aver contribuito indirettamente a questo post!
Oggi mi ha raggiunto prima della messa un giovanotto che fa l’agente di commercio per una azienda che è disposta a finanziare “Piccoli cimiteri” di loculi cinerari da costruirsi in eventuali dependances di chiese o di luoghi sacri. Questo giovanotto, che aveva una busta con i relativi depliants e costi del progetto aveva scoperto sul mio blog che la loro iniziativa corrispondeva alla lettera al progetto che io avevo proposto alla “Veritas” e al comune per finanziare la chiesa del cimitero.
Sono stato contento dell’incontro per vari motivi: a) ho scoperto di avere un blog. A più di ottantanni possedere un “blog”, che non so neppure in che cosa consista, mi fa sentire moderno quasi fossi appena uscito dalla facoltà di informatica, b) la conferma che il mio progetto non era poi tanto peregrino quanto mi vollero far credere se pare che ci sia gente disposta a finanziare progetti del genere, mettendo a disposizione capitali che poi pensa di recuperare in vent’anni esigendo solamente la metà di quanto viene richiesto a chi acquista il loculo!
Le cose sono andate diversamente, ed io ne sono particolarmente felice perché la soluzione provvisoria è risultata quanto mai economica e positiva per i fedeli e per me. Da qualche tempo sto proponendo un altro progetto al comune per prolungare l’autosufficienza dell’anziano, per offrirgli una vita il più possibile normale ed umanamente rispettosa della sua persona e per abbattere i costi iperbolici che il comune deve addossarsi. So di certo che non la spunterò!
L’amministrazione civica è un pachiderma, spesso sordo alle proposte di chi opera per il prossimo, solamente spinto da ideali, è spendacciona per natura e purtroppo forse anche per scelta! Io faccio un’immensa fatica pensare ai 4600 “lavoratori” del comune che talvolta a taluno sembrano pagati per complicare la vita e creare impedimenti a chi vuol lavorare, ma capisco che mi debbo rassegnare.