Stanotte, un po’ perché ho sempre avuto un sonno difficile un po’ perché credo di non aver ancora smaltito la grossa dose di anestesia che mi tenne addormentato per più di un giorno intero, mi sono girato e rigirato sul letto scompigliando coperte e lenzuola tra mille incubi.
A questi due motivi, che non dipendevano certamente dalla mia volontà, se ne aggiunse un terzo, che mi punzecchiò per l’intera nottata sia nel sonno che nel dormiveglia.
Ieri pomeriggio il tecnico del suono, chiamato per mettere a punto l’amplificazione sonora della chiesa del cimitero, per rendersi conto di come stessero le cose, smontò l’intera apparecchiatura, tanto che mi parve qualcosa di assomigliante alle casette di legno d’America scompigliate dall’uragano; un vero groviglio di fili, di spine e controspine.
Dovevamo chiudere e perciò il tecnico prima disse “tornerò domani” poi soggiunse, quasi preoccupato per non aver il tempo sufficiente per riordinare alla meglio l’apparato: “Spero che domani non abbia funerali!”, mentre ne avevo proprio uno e alle nove.
L’idea di dover parlare senza l’amplificazione sonora, senza musica di fondo in una circostanza pure difficile a causa delle idee del defunto e dei suoi congiunti mi mise veramente in una situazione di panico, tanto che diventò l’incubo notturno!
Questa mattina alle 7:30 il tecnico era sul “luogo del delitto” assieme ad un suo collaboratore. Alle 9 funzionava tutto e meglio di prima! Una volta ancora ho dovuto constatare quanto sia sciocco preoccuparsi e soffrire per un male solamente ipotetico. In queste situazioni, nel peggiore dei casi è certamente meglio soffrire o provare pena, nel momento in cui ti capita il malanno, ma non prima!
Mi chiedo: “Ma quando diverrò saggio, temo di non arrivare ad esserlo almeno nel tempo in cui sarebbe opportuno diventarlo!