Nel pomeriggio di quest’oggi saranno stati dai 30 ai 40 i fedeli che han partecipato all’Eucarestia che celebro ogni giorno nella nuova cara chiesa del camposanto, l’ultimo amore della mia vita di prete.
In questi giorni, la liturgia ci fa riflettere sulle pagine dell’evangelista San Giovanni, scrittore sacro con cui non mi trovo in sintonia, perché prediligo la concretezza di Marco, Luca e Matteo, ai voli mistici del più giovane degli apostoli, la pagina del Vangelo verteva sul colloquio notturno di Nicodemo, il simpatizzante di Gesù che lo ascoltava volentieri nonostante facesse parte della giunta del governo ebraico che era decisamente contraria al messaggio del profeta teoricamente tanto atteso ma concretamente altrettanto rifiutato. Il potere è fisiologicamente contrario ad ogni innovazione perché è la conservazione che gli garantisce continuità. Cristo dice a Nicodemo che Egli chiede una vera “rinascita” ai suoi discepoli, ossia una nuova mentalità, un modo nuovo di giudicare gli eventi e di vivere la vita. Nicodemo non capisce ed obbietta che una rinascita fisica è impossibile per l’uomo.
Sono passati 20 secoli da questo incontro e dalla chiarificazione di Cristo su che cosa si aspetta dai suoi discepoli, ma pare che la sua lezione non sia ancora recepita nella coscienza dei cristiani d’oggi.
La stragrande maggioranza dei fedeli è convinta che l’essere cristiani consista nel dire qualche preghiera o partecipare più o meno frequentemente a qualche rito religioso.
Tutto questo però rimane in superficie, sopra la pelle ma non modifica non rinnova e sublima la vita.
Il fondatore degli scout, da grande pedagogo quale fu, avendo capito tutto questo aveva suggerito ai ragazzi: “chiedetevi come penserebbe Gesù, cosa deciderebbe, cosa farebbe se fosse al tuo posto e poi comportatevi in merito”.
Credo che questo suggerimento può andar bene anche per i cristiani del nostro tempo, il cambio di mentalità può avvenire solamente per questa strada, questa è la vera rinascita!