Durante i miei ultimi due ricoveri in ospedale, mi sono portato via, tra gli altri, un volume regalatomi lo scorso anno da una signorina che ai tempi di monsignor Vecchi ha svolto un ruolo notevole nella vita pastorale della parrocchia di San Lorenzo, la dottoressa Mirella Sambo, impegnata su molti fronti, quali la cultura, la gioventù e gli zingari.
Avevo citato, in uno degli editoriali de “L’incontro”, una corrispondenza e forse una visita di Gandhi ad una piccola comunità monastica che si rifà allo spirito del poverello di Assisi, comunità guidata da una badessa di grande levatura mistica. Questa anima di Dio manteneva un fitto ed intenso rapporto spirituale con le anime di preti, frati e uomini e donne di Dio del nostro tempo, incontrandoli spiritualmente al livello più alto ove il cielo è libero e limpido e non risente delle marette e dei contrasti che avvengono alle quote più basse.
Ora, il volume di cui parlavo, curato dal monaco Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, riporta in maniera puntuale e perfino pignola, tutta la corrispondenza intercorsa tra don Primo Mazzolari e questo piccolo mondo monastico, diventando quasi il “salotto” degli spiriti nobili della fede.
Mai avrei immaginato che don Mazzolari, profeta del nostro tempo ed anticipatore della Chiesa dei tempi nuovi, avesse una tale sensibilità religiosa ed una finezza spirituale da mantenere aperto un dialogo di un misticismo di prima grandezza. Da questa scoperta sono stato veramente colpito ed ammirato. Le anime di Dio trovano sempre modo di incontrarsi, di comprendersi e di aiutarsi nonostante vivano in luoghi diversi e si occupino di realtà tanto lontane tra loro.
Mi sono chiesto quasi per necessità: “I miei rapporti spirituali con le anime di Dio come si sono svolti e si sono realizzati? Per grazia di Dio ho incontrato nella mia vita sacerdotale anime veramente eccelse e meravigliose, purtroppo non ho mai coltivato queste “amicizie spirituali”, sempre condizionato ed assorbito dalla mia vita di “manovale della Chiesa”.
Ora, saltuariamente, mi scrive la superiora di un convento di carmelitane scalze di Venezia, che credo sia un’anima bella; mi fa piacere sapere che ci sono queste creature, interamente donate al Signore, che mi stimano e mi vogliono bene, ma purtroppo il rapporto si ferma sulla soglia del convento e delle mie occupazioni quotidiane!