Le tre foto

Io non ho mai posseduto una macchina fotografica, né sono più di tanto amante delle fotografie. C’è sempre però, specie in certe occasioni, chi ama fissare le immagini mediante la fotografia.

Ora, che con l’avvento del digitale non serve più neppure andare dal fotografo per lo sviluppo della negativa, c’è chi fotografa a profusione e spesso regala all’interessato le foto, se non altro per dimostrare la sua perizia. A motivo di tutto questo anch’io posseggo alcuni album di foto riguardanti le varie stagioni della mia vita.

I miei ricordi personali giacciono però pacifici in uno scaffale, sono rarissime le occasioni che abbia il tempo e la voglia di lasciarmi risucchiare nel passato, anche perché un’onda di rimpianti e di nostalgia, finisce per turbare la mia pace interiore sempre tanto precaria.

Ci sono però tre foto, che mi capitano spesso sotto gli occhi e mi costringono a confronti non sempre piacevoli.

Qualche settimana fa, dovendo attaccare sulla tessera dell’ordine dei giornalisti il bollino del 2010, sono stato attratto dalla mia foto di allora. Questa foto risale al 1971, data in cui sono stato costretto ad iscrivermi all’ordine dei giornalisti per dirigere il mensile parrocchiale “Carpinetum”, ben 39 anni fa! A quel tempo avevo 42 anni.

E’ una bella foto, tanto che mi pare quasi impossibile aver avuto un aspetto così armonioso e determinato.

La seconda foto in cui mi rivedo di frequente è quella di questo diario, un volto più dimesso, tutto raccolto in se stesso, quasi rassegnato a portare un compito pesante; essa risale a sette o otto anni fa e porta le tracce del passaggio di una trentina di anni sopra l’armonia e la determinazione di un tempo ormai lontano.

L’occasione invece quotidiana per controllare le mie sembianze è il momento in cui mi taglio la barba di primo mattino. Lo specchio scatta di continuo i suoi flash. Un volto desolante, rughe protuberanze, stanchezza e rassegnazione!

Il tempo che passa lascia detriti in ogni dove, quelli però del volto sono i più appariscenti.

Giovanissimo prete raccolsi la confidenza di una signora cinquantenne che mi disse che ogni volta che si guardava allo specchio le scendevano due lacrimoni.

A me capita invece di dirmi ogni mattina: “Forza, Armando, con un po’ di buona volontà ce la farai certamente ad arrivare fino a sera!”

E’ già da un pezzo che ogni giorno guardando il volto devastato dalla vecchiaia mi faccio questo discorso, però ora capisco anche quella signora delle lacrime!

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