I tre moschettieri di Carpenedo

Qualche giorno fa ho incontrato sul ballatoio dell’ospedale dell’Angelo che si affaccia sulla “foresta tropicale” uno dei tre moschettieri della vecchia parrocchia che ho lasciato cinque anni fa.

In questi cinque anni siamo diventati tutti e tre vecchi e con le spade quasi del tutto spuntate.

Tutti e tre ora più che ottantenni, ma nel recente passato, tutti e tre impegnati in parrocchia.

Teresino con la radio, Renato con la polisportiva ed io con la chiesa.

Assieme abbiamo passato in maniera vivace e garibaldina i sessanta, i settanta anni, ma sulla soglia degli ottanta sono cominciati i guai per tutti e tre.

Teresino ha perso “il lavoro” e la grinta della Radio e a perdere qualche colpo nel suo solito buon umore a causa di qualche acciacco. Renato poi che era il più scattante, scanzonato e polivalente l’ha avuta peggio di tutti con una caduta che l’ha immobilizzato in carrozzella, ed io, che perdo colpi nella memoria, costretto ad occuparmi di morti e di vecchi!

Come passa presto la giovinezza, ma pure maturità e vecchiaia!

Renato, il vecchio generale in pensione, mi disse che si trovava in ospedale per cambiare una macchinetta che gli avevano inserita nel petto e che era arrugginita come lui, non aveva però perso il buon umore e il gusto della battuta. Renato sta combattendo ora la sua battaglia con tanto coraggio ed infinita saggezza, tante volte vedendolo in questo stato mi è di stimolo a non mollare e a spendere bene il tempo e le forze residue.

L’ultima stagione, che prima d’ora non avevo preso in considerazione non è meno difficile delle altre, ma pure sono convinto che se affrontata con pacatezza e pazienza cogliendo ancora ciò che in essa c’è di bello, piuttosto che crucciarsi di quello che non è più possibile, essa offra ancora motivi per lodare e ringraziare il Signore!

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