Alla mia amata Chiesa di Venezia

Don Primo Mazzolari, il prete che Papa Giovanni riabilitò agli occhi dei vescovi e dei cattolici italiani da un diffuso sospetto di disobbedienza, apostrofandolo con quella frase diventata ormai conosciuta: “Ecco la tomba di Dio nella chiesa della bassa padana!”.

Don Mazzolari scrisse un libro, noto anche questo specie tra i preti e i cristiani cultori della libertà di coscienza “Anch’io amo il Papa!”

Credo che don Mazzolari abbia sentito il bisogno di riaffermare la sua fedeltà e il suo amore al Sommo Pontefice, perché non appena un prete esprime un qualche dissenso su ciò che è opinabile, nell’insegnamento e nella prassi della chiesa, per molti codini ed imbelli questo purtroppo suona subito come eresia e ribellione tanto da esporli alla critica aspra e alla denuncia facile.

A me è capitato per caso un incidente del genere quando scrissi che il costo delle vacanze del Papa mi pareva proprio eccessivo. Questo però è stato solamente un incidente non voluto, causato forse dalla mia inesperienza nel contribuire alla purificazione della vita della chiesa, senza conoscere le forme e i modi più idonei, senza dar adito alla cattiveria dei denigratori preconcetti.

Credo però che invece anch’io dovrei scrivere qualcosa per professare apertamente l’amore non solamente alla chiesa di Dio, ma in particolare alla chiesa di San Marco, alla chiesa veneziana. A questa chiesa ho dedicato tutta la mia lunga vita, con passione, con impegno, senza risparmio di tempo e di forze.

Ho lavorato, eccome, ove il Patriarca mi ha posto. Mi sono impegnato fino allo spasimo perché ho sempre creduto ed ho sempre amato questa realtà; mai tentato di scambiarla con qualsiasi partito o qualsiasi altra causa e nonostante l’età sto continuando a farlo e ho intenzione di farlo fino alla fine.

Però quanta delusione, quanta pena di fronte al grigiore all’inerzia, al carrierismo di bassa lega, alla mancanza di passione e di entusiasmo, al quieto vivere assai diffuso, al formalismo imperante, alla mancanza di ricerca, alla carenza di coraggio di uscire allo scoperto, di vivere in attacco piuttosto che in difesa e di un costante arretramento su linee più tranquille.

Ho criticato è vero, spesso ho dissentito, però lasciatemi dire, con legittimo orgoglio, anch’io ho amato e continuo ad amare la mia chiesa.

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