Nella società civile non si fa che parlare di riforme. Non c’è politico di destra o di sinistra che non si proponga come un riformatore convinto che dalle riforme finalmente nasce la società nuova, giusta, pacifica, che può offrire a tutti benessere, dignità e pace sociale.
Questi riformatori durano poco al potere e quindi diventa difficile dimostrare che sono degli incapaci e degli illusi, chi poi c’è rimasto un po’ di più ha fatto sempre dei guai così enormi per cui è bene che altri non si ripropongano con le stesse ricette.
Nella Chiesa, almeno ai nostri giorni c’è meno frenesia di riforme, aleggia una certa aria morta, che ovatta anche i pochi e timidi slanci di rinnovamento. E si che la religiosità d’oggi avrebbe veramente bisogno di una verifica profonda e radicale.
Qualche mattina fa combattevo come sempre la dura battaglia della recita del Breviario.
La Chiesa impegna il sacerdote a questa preghiera quotidiana di lode al buon Dio per sé e per il nostro mondo.
Per me è una battaglia dura e difficile contro la distrazione, la sonnolenza e i concetti lontani mille miglia dalla nostra sensibilità e dalla nostra cultura.
Il Breviario l’abbiamo ereditato dalle comunità monastiche. Ho visitato un tempo il coro dei frati del Redentore, un gran libro centrale e tutt’attorno quaranta, cinquanta scranni dei frati.
Chiesi all’accompagnatore come potevano i frati leggere dalle posizioni così diverse e scomode? Mi si rispose: “non è che tutti sapessero leggere, poi la maggioranza seguiva canterellando sul ritmo del lettore principale”.
Ebbene ero arrivato alla prima lettura del mattino quando fui scosso da questa frase: “Non far caso se uno è per te o contro di te, ma preoccupati piuttosto che Dio sia con te in tutto quello che fai.
Abbi buona coscienza e Dio saprà difenderti. Nessuna perversità umana potrà nuocere a colui che Dio vorrà aiutare!” Ritornai indietro a rileggere il titolo che non avevo osservato: “Dall’imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis”.
Ho pensato subito: “Quanto sarebbe urgente che la Chiesa recuperasse il pensiero di tanti mistici, teologi, ricercatori religiosi del nostro tempo e le miriadi di preghiere fresche, profumate di poesia che sono sbocciate negli ultimi cinquant’anni, mettendo a riposo un mondo che ha ormai il volto dei ruderi delle vestigia del cristianesimo mediorientale dei primi secoli? Spero che il prossimo Papa sia africano, o sud americano, perché solo gente del genere potrà far cambiare alito alla preghiera della Chiesa!