Una cara e graziosa signora di Mirano, all’apparenza elegante e preoccupata di dare una bella immagine di sé, ma in realtà determinata e volitiva, mi ha “costretto” a partecipare, come relatore, ad un dibattito sul volontariato, che ella ha organizzato per il suo grosso paese.
Questa signora presiede ad un gruppo di una sessantina di volontari che prestano servizio nell’ospedale di Mirano e spera con l’iniziativa di sensibilizzare la cittadinanza e di allargare il numero di aderenti.
Confesso che la cosa mi è costata molto, sono cosciente di non aver i requisiti del conferenziere, sciolto e convincente. Però la bontà della causa, la decisione della richiedente, il suo pagare in prima persona con un servizio quotidiano tra le corsie e soprattutto il fatto di aver un partner come il dottor Bettin, brillante parlatore ed amico cordialissimo, mi hanno convinto che era comunque doveroso accettare anche a prezzo di fare una magra figura.
Analizzando poi più a fondo la mia coscienza, mi è parso di aver scoperto una motivazione forte e forse decisiva.
Ho nell’animo da sempre la convinzione che la solidarietà, di cui il volontariato è una delle espressioni più autentiche ed immediate, sia una componente essenziale del messaggio di Gesù, ma che invece col tempo la tendenza al quieto vivere e la comoda alternativa del rito abbia fatto slittare la virtù concreta della carità ad una posizione marginale, quasi fosse un optional della vita cristiana.
Pur essendoci nella storia della chiesa remota, recente ed attuale delle splendide figure di testimoni della carità e delle iniziative derivanti da questa prassi, spesso le comunità cristiane hanno ridotto a cenerentola l’impegno gratuito verso il prossimo più bisognoso ed indifeso, e specie oggi che lo stato sociale ha di molto sviluppato il suo impegno per gli ultimi, i cristiani sono tentati di lavarsi le mani e di delegare ad altri il compito della solidarietà, compito che a mio modesto parere, nessuna elaborazione tecnologica e nessuna tradizione può giustificare.
Ad essere onesto so che volevo dire, convinto che un cristianesimo fatto da pie pratiche, da riti più o meno solenni, o da una religiosità intimistica non ha nulla a che fare col pensiero di Cristo.
Gesù è venuto per dirci che ci vogliamo bene, che ci aiutiamo a vicenda, perché tutti possano vivere una vita migliore e più degna.