E’ stato il mio mestiere per più di mezzo secolo e perciò non riesco a non appassionarmi per tutto quello che riguarda la pastorale, cioè le “strategie” per far vivere e crescere una comunità cristiana.
Sono perfettamente d’accordo, prima con Leon Blois,poi con San Paolo che “tutto è grazia”, motivo per cui il ruolo di Dio e la santità dei suoi ministri sono le componenti determinanti della vita del cristiano e delle relative comunità, ma sono anche convinto che il buon Dio normalmente non bypassa le leggi della psicologia, della sociologia e di tutto ciò che determina la riuscita della comunità.
Se un parroco è veramente santo, tutta la comunità ne ha beneficio, ma è pur vero, se questo parroco è un santo per il nostro tempo, deve essere sensibile ed attento alle esigenze del momento storico in cui vive, e perciò, deve porre in atto tutto quello che il progetto di Dio prevede per la riuscita, altrimenti vien meno un requisito essenziale per essere santo,
il mio discorso nasce dall’impatto favorevole che ho avuto in questi giorni essendomi capitato in mano, il programma e l’organigramma chiamato a realizzare il piano pastorale 2009-2010 della parrocchia di San Lorenzo, il duomo della città.
Scorrendo le pagine dell’opuscolo, che fra l’altro è un piccolo gioiello anche a livello tipografico, ci si accorge di incontrare una parrocchia che tien conto di tutti, o quasi, gli aspetti della vita comunitaria e tenta di dare risposte ed attese ad esigenze estremamente articolate di una comunità che vive nel terzo millennio.
Ho riscontrato in questo opuscolo operativo, certe mie intuizioni, però sviluppate, ampliate e migliorate tanto che mi è venuto quasi il desiderio di “rubare” tanti opuscoli quanti ne servirebbero per inviarli a tutti i parroci della diocesi.
La pastorale non può ridursi a ripetitività passiva e ridotta all’osso. Ma è ricerca, tentativo di innovazione, risposta alle nuove tensioni e ricerca di linguaggio di uno stile consono alla vita dell’uomo d’oggi.
Su queste tematiche, su questi progetti e su queste esperienze gli operatori pastorali devono essere chiamati a confrontarsi a dibattere per calare l’utopia cristiana sul concreto della vita scegliendo, di tempo in tempo, i mezzi più idonei per farlo. Il diverso è fuga dalla realtà, e motivo certo di fallimento.