Il nostro Patriarca è una persona buona e squisita, credo che sia un uomo di valore che è cresciuto alla scuola di don Giussani, ottimo maestro, nutrito fin dalla prima giovinezza dal latte genuino e materno di Comunione e Liberazione e che poi ha affinato la sua cultura nelle aule universitarie più illustri delle più celebri università europee sia come discepolo che come docente.
A me piace il Patriarca, nutro nei suoi riguardi stima ed affetto, non solamente perchè è il mio vescovo, ma anche per motivi meramente umani; lo dico tranquillamente perché non ho bisogno e non attendo nulla da lui.
Ma c’è una cosa che mi sorprende, e non è certamente un dato negativo: il nostro cardinale ha una personalità poliedrica, sia come immagine che come proposta di pensiero.
Per motivi giornalistici, io mi sto costruendo un piccolo ed artigianale archivio sia a livello fotografico che di pensiero. Le foto del Patriarca sono una diversa dall’altra, non tanto perché prese in luoghi diversi, ma perché ognuna ti offre un’immagine molto diversa dello stesso soggetto.
Così avviene per il pensiero.
Il patriarca nel dialogo personale è una persona splendida, squisita capace di una rapporto caldo, scorrevole, che ti mette subito a tuo agio e stabilisce una sintonia quasi immediata anche se ti incontra una volta all’anno.
Quando ti parla a braccio coglie il nocciolo della questione, riassume il tema dell’argomento, si apre al dialogo. Quando però parla dall’ambone il suo discorso diventa di una teologia disincarnata e soporifera. Quando poi tiene lezione, allora viaggia come il concorde nella stratosfera e i comuni mortali non possono che guardare in alto in controluce senza vedere quasi nulla. Normalmente centra i temi, provoca reazione nell’opinione pubblica, si capisce che mette a fuoco i problemi veri anche se si rifà al lessico e allo stile dell’evangelista San Giovanni.
Ho seguito con curiosità l’impatto sull’opinione pubblica del suo discorso ai cittadini veneziani, di non piangersi sempre addosso, di non mugugnare, di non lasciarsi andare al pessimismo perchè tutto sommato Venezia, anche se fosse sulle palafitte, sono secoli e secoli che sta a galla sulla laguna.
Il Patriarca ha ragione, una volta tanto va d’accordo anche con Cacciari, forse se non ci avesse costretti a consultare il vocabolario saremmo stati più contenti, ma forse l’ha fatto apposta perchè senza quella parola da avvocato o da notaio non ci avremmo fatto troppo caso al suo intervento!