La griglia della mia giornata l’ho predisposta fin dal 2 ottobre 2005, mio primo giorno di pensione.
In parrocchia mi alzavo alle cinque, da pensionato ho creduto opportuno aggiungere mezz’oretta di riposo, altrimenti che pensionato sarei stato! Poi ci ho ripensato e ho ridotto il sonno di dieci minuti perché mi sono accorto che così avrei potuto ascoltare il radiogiornale delle cinque e mezza, e mettermi fin dal risveglio in collegamento con le vicende del mondo.
In un mondo globale non credo ci possa e ci debba essere spazio per una religiosità ed una spiritualità intimistica e personale.
Il mondo del convento e della trappa è definitivamente tramontato, oggi il cristiano deve puntare sulla contemplazione sulla strada, in sintonia con la vita!
Fino a poche settimane fa mi svegliavo all’alba, col sole all’orizzonte e il dolce chiarore del nuovo giorno.
Da ferragosto in poi però, giorno dopo giorno, la luce è diventata sempre più acerba, ed ora è buio davvero. Quando spalanco la finestra e alzo le tapparelle sembra notte profonda. Ho la sensazione che soltanto il galletto di Salvatore, il vecchio ciabattino di via Sappada, cha abita ai margini della città, e l’ex parroco non si lasciano intimidire dalla notte e rimangono fedeli ai tempi dedicati alla vita.
Debbo confessare che però ogni giorno provo un po’ di tristezza, da un lato perchè mi pare che il buio mi rubi un po’ del poco tempo che ho ancora da vivere ed un po’ perché dal passato, che non sono riuscito a cancellare del tutto, riemergono le preoccupazioni di un tempo: la fatica di far ripartire i gruppi della parrocchia, l’attardarsi dell’attività pastorale che la mentalità vacanziera favoriva ogni anno di più.
A questi stati d’animo ora si aggiunge la sensazione che l’inerzia parrocchiale dell’estate sia supinamente accettata come un dato scontato e non so più se sia rassegnazione o gioia per una diminuita gravosità d’impegno!