Ho visto lacrime, smarrimento, difficoltà negli occhi di chi lascia il proprio paese…

Confesso che ho seri motivi per sentirmi profondamente coinvolto dal problema degli extracomunitari presenti a centinaia di migliaia nel nostro Paese.

Dopo la prima guerra mondiale il nonno “che suppongo fosse dei bianchi” del mio paese natio, quindi non avesse nulla a che fare né coi “rossi”, né coi “neri”, trovandosi in difficoltà fece fagotto ed emigrò in Brasile con tutti i suoi figli, mia madre compresa. Non fecero fortuna ma vissero dignitosamente. La mamma era allora fidanzata a mio padre, il nonno la riaccompagnò in Italia, ella si sposò, il nonno rimase ancora un paio d’anni finchè nacqui io, poi se ne tornò dagli altri figli a San Paulo, ove è morto e dove sono morti tutti i miei zii.

La mamma visse tutta la vita con la nostalgia del padre e dei fratelli lontani.

Un paio di loro, dopo la seconda guerra mondiale, ritornarono per qualche mese, ebbi modo così di rendermi conto dell’immensa nostalgia del paese natio, della propria terra e della propria gente.

Quando si presentò il problema dell’immigrazione anche da noi, mi sentii totalmente coinvolto dallo smarrimento di tutta la gente che cercava lavoro e pane piovendo da tutti i paesi satelliti della Russia, caduti nella più profonda miseria.

Diedi vita al “senior service” un’agenzia di volontari che per molti anni mise a contatto l’offerta con la richiesta. Molti mi dissuasero, non chiedevo di certo documenti, chiedevo solamente se avevano bisogno. Un monsignore qualificato in un incontro tra preti mi ammonì: “Ricordati don Armando, che prima di tutto vale la legalità”.

Tirai dritto per la mia strada essendo convinto che prima di tutto e soprattutto vale “la carità” .

Ora sono fuori corso e non competono più a me scelte del genere, poi credo che le cose siano decisamente cambiate e che lo Stato, seppur confusamente, stia pian piano riordinando le leggi in rapporto a tanti fattori, però ancora adesso ho visto lacrime, smarrimento, difficoltà.

Ad una ragazza che mi implorava aiuto per legalizzare la sua situazione, dicendomi che in Moldavia chi guadagna tantissimo prende 200 euro al mese, chiesi: “ma come fanno a vivere?”

Ella mi rispose che in ogni famiglia almeno una donna lavora all’estero per mandare i soldi a casa! Povere donne, bambini senza mamme! Ci sono popoli che pagano ancora così duramente la follia del comunismo!

Io non so se le leggi attuali siano le migliori e le più opportune, sono però certo che ognuno deve fare la sua parte per trovare un nuovo ordine in Europa e sono altresì certo che ognuno di noi può fare qualcosa!

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