Quei lavori nobili sconosciuti ai più

Pare che ora vada di moda il porfido, anche a Mestre il progetto di rendere meno brutta la nostra città passa principalmente per il porfido. Non c’è strada in cui, quando il marciapiede passa davanti ad un edificio che abbia una qualche nobiltà, non la si costruisca con cubetti di porfido. Così è avvenuto per il grande piazzale del cimitero. Il nuovo arredo è costituito principalmente con la posa in opera, in maniera diversificata, della pavimentazione in porfido, contornato con qualche aiola di verde, l’impianto di alcuni cipressi ed una ristrutturazione del disegno della viabilità e dell’interno del piazzale. Tutto sommato la risistemazione del piazzale da un senso di freschezza e di novità.

Giustamente credo che per motivi economici e di manutenzione, si siano messi da parte sia la fontana che qualsiasi altro monumento.

Tornando però alla moda del porfido, ho avuto modo di osservare per due tre mesi, il lavoro e soprattutto il sacrificio dei posatori, sole e pioggia tutto il giorno accoccolati in una posizione scomoda, martellare i masselli in maniera che prendano la posizione giusta.

Qualche soddisfazione credo che l’abbiano anche questi lavoratori, ma quanto sacrificio, quanta fatica e sofferenza esposti da mattina a sera ai capricci del tempo e spesso alla sua inclemenza.

Tutti i lavori sono nobili, ma certuni, quale quello dei posatori del porfido o di chi asfalta le strade, comportano un supplemento di fatica e di sacrificio che temo non siano minimamente remunerati più degli altri lavori.

In questi mesi mi sono sentito in colpa, confrontando il loro impegno col mio, la loro fatica con la mia, il loro sacrificio col mio.

Spesso mi sono accorto che fruiamo tranquillamente e senza scrupoli della fatica di uomini e donne che qui e anche in terre lontane si sacrificano senza soddisfazioni e con poca retribuzione per i miei e i nostri capricci o semplicemente per soddisfare una qualche pretesa estetica.

Cosa fare? Niente o quasi!
Però ho sentito il bisogno di portare un paio di bottiglie e di inviare al cielo una preghiera per questa povera gente che serve con poche soddisfazioni le nostre pretese.

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