Ho più volte affermato che celebrare certe ricorrenze è sempre utile perchè aiuta a prendere coscienza di certi valori, che si danno quasi sempre per scontati, ma che col passare del tempo finiscono fatalmente per sbiadire ed incidere poco sulla vita quotidiana. Ho celebrato assieme ai miei “compaesani” del don Vecchi le mie nozze d’oro col sacerdozio.
Il 27 giugno del 1954 infatti il cardinale Roncalli mi ha ordinato prete nella Basilica di San Marco. M’è parso opportuno celebrare questo evento con la mia gente, da un lato per condividere con loro questa tappa significativa della mia vita, da un altro lato per offrire un’occasione di festa, che rompesse la monotonia della vita del don Vecchi, che normalmente non è contrassegnata da avvenimenti che scuotano un po’ dalla facile sonnolenza, ma soprattutto per ringraziare il Signore per il dono che ha voluto farmi.
La vita da prete può essere interessantissima, una splendida avventura, e per me è stata così!
L’occasione poi mi ha permesso di mettere in luce e ringraziare pubblicamente i preti che con la loro testimonianza mi hanno aperto questo orizzonte: don Giuseppe Callegaro, don Nardino Mazzardis, Mons. Umberto Mezzaroba, Mons. Aldo Da Villa e Mons. Valentino Vecchi. Splendide figure di sacerdoti.
Infine ho sentito ancora una volta il desiderio di ringraziare pubblicamente mio padre e mia madre e i miei fratelli, che con i loro sacrifici hanno accettato che il primogenito non portasse il suo contributo alla famiglia, ma anzi pesasse sul magro bilancio familiare.
Ai tanti anziani presenti alla mia messa giubilare, ho ribadito ancora una volta che per me la fede deve concretarsi nella solidarietà e perciò ho invitato tutti a lasciarsi coinvolgere nella bella avventura di spendere anche “i tempi supplementari” della nostra vita, nel servizio ai fratelli, collaborando perché il don Vecchi sia una casa aperta e che accolga anche l’ultimo relitto d’uomo e di testimonianza di comunità veramente fraterna e solidale.