Ho ricevuto qualche giorno fa una bellissima lettera di un’anziana signora di Asiago, mamma di un carissimo amico che tante volte mi ha aiutato.
Il motivo della lettera è la riconoscenza per “L’incontro”, che un altro caro amico, le spedisce puntualmente ogni settimana.
L’anziana signora, che credo sia una vecchia maestra in pensione data la calligrafia tutta ordinata e pulita e il pensiero scorrevole e delicato, dice di trovare nelle mie parole, conforto, coraggio e luce interiore.
Queste parole mi hanno fatto molto piacere, ma anche rossore interiore avendo piena consapevolezza che spesso il pensiero risulta aggrovigliato, la sintassi e la grammatica non sempre rispettata, con l’aggiunta di errori di ortografia e di stampa che non mancano mai.
Mi sono chiesto, di fronte a questa cara lettera: “Ma cos’è che determina il “successo” di questo diario?”
In verità non lo so proprio!
Se posso però ascrivermi un merito è la ricerca appassionata e perfino talvolta tormentata, di trovare parole nuove e chiavi di lettura aggiornate alla proposta evangelica.
Nel mio animo di prete c’è la convinzione assoluta che il messaggio di Gesù è il più vero, il più necessario, il più appagante anche per l’uomo d’oggi, ma che dobbiamo cercare e trovare modalità nuove e più adeguate perché esso tocchi la testa e il cuore degli uomini d’oggi!
Il parlare e lo scrivere dei preti spessissimo è pieno di parole logore, di pensieri scontati, tanto da diventare noiosi ed insipienti, frasi fatte e luoghi comuni, che sono troppo spesso della stessa categoria del “sale insipido” che non serve proprio a niente.